Adiconsum Catania affronta sovraindebitamento, fenomeno in crescita

Adiconsum Catania affronta sovraindebitamento, fenomeno in crescita

CATANIA – È un fenomeno che continua a crescere a dismisura, quello del sovraindebitamento. 

Le cause sono da ricercare in uno stato di lavoro precario, disoccupazione e divorzi

In uno dei “pomeriggi del consumatore”, l’iniziativa organizzata ogni mese da Adiconsum alla terrazza Cisl di via Vincenzo Giuffrida, si è parlato di sovraindebitamento come una “situazione patologica determinata dall’impossibilità ad adempiere ai propri impegni finanziari”, ciòè l’incapacità di pagare le rate e saldare il proprio debito residuo.

Ad aprire l’incontro è stato il presidente della sede catanese di Adiconsum, Emanuele Bonomo, che ha spiegato come “un’associazione dei consumatori può tutelare efficientemente i cittadini non soltanto attraverso le attività di sportello ma anche di informazione. Contemporaneamente è necessario che gli operatori a contatto con i cittadini facciano costante attività di formazione per essere sempre aggiornati sulle possibilità di intervento da consigliare”.

Foto sovraindebitamento

“Sono contenta di ospitare nei nostri locali questo nuovo progetto che nasce anche dalla disponibilità di spazi più grandi che vogliamo far vivere ai cittadini – ha spiegato la segretaria generale della Cisl Rosaria Rotolo –. Accanto al nostro ruolo sindacale di tutela e contrattazione per i lavoratori, abbiamo la grande opportunità attraverso Adiconsum, non soltanto di fare assistenza individuale, ma anche di garantire momenti collettivi di incontro, come questo”.

A parlare di origini e cause, ma soprattutto di come prevenire il fenomeno e come, una volta dentro, venirne fuori, è stato il presidente regionale dell’associazione, Vincenzo Romeo, che ha ricordato: “Il sovraindebitamento si sviluppa negli anni ‘90 in Italia, paese tradizionalmente di risparmiatori. È in quegli anni, infatti, che si estende il credito a consumo ossia la possibilità di acquistare un bene con le finanziarie. Si comincia ad acquistare così tutto e subito, non procrastinando gli investimenti sulla base di priorità, come si faceva un tempo”.

Inoltre, il presidente regionale, ha indicato alcune buone prassi per prevenire il fenomeno: fare attenzione al  tipo  di finanziamento, i finanziamenti infatti non sono tutti uguali; cercare le forme con rate più sostenibili e con i tassi d’interesse inferiori; fare attenzione alle forme di finanziamento con l’assicurazione, che non è obbligatoria ma che spesso viene propinata come tale; non fare altri debiti per coprire il debitoverificare che il tasso di interesse non sia usuraio, in questo caso si può rendere il contratto nullo; verificare periodicamente i propri finanziamenti e se si è in difficoltà provare a estendere la rata senza aumentare il debito.

Se, invece, vi trovate già in una situazione di sovraindebitamento, potrete accedere al fondo per il sovraindebitamento e usura gestito da Adiconsum per conto del Ministero delle finanze. Al fondo si può accedere per motivi socialmente rilevanti, come perdita del posto di lavoro, incendio della casa, morte del coniuge, ma il debito non deve superare i  25.800 euro e il soggetto deve dimostrare di poter rimborsare il prestito. Le strutture territoriali istruiscono la pratica che poi viene inviata alla sede di Roma dove vengono valutate le istanze.

Inoltre,  esiste anche la legge 3 del 2012 detta anche “fallimento del consumatore” che prevede la possibilità di rivolgersi al tribunale e chiedere la gestione del debito. In questo caso ci sono tre possibilità: l’accordo coi creditori, un piano di rientro del credito, l’alienazione dei beni patrimoniali del soggetto per pagare il debito. Una volta intrapreso questo percorso il giudice deve pronunciarsi per il blocco di ogni azione espropriatoria nei confronti del soggetto.

Infine, l’ultimo strumento riguarda chi ha debiti con gli enti locali. In questo caso esiste il baratto amministrativo, ossia la possibilità di far fronte al debito con lavori socialmente utili, come ad esempio occuparsi del verde pubblico o tinteggiare una scuola. In questo caso è necessario che il Comune predisponga un regolamento.

“Il problema è che i Comuni sono titubanti – ha concluso Romeo – perché ottengono un servizio ma non hanno entrate e poi c’è la difficoltà di predisporre un regolamento e di individuare i casi adatti. È però uno strumento interessante su cui propongo di attivare un confronto tra associazioni dei consumatori”.