FAVARA – E’ arrivata una seconda condanna definitiva nell’ambito della vicenda giudiziaria che ha coinvolto Giuseppe Vita, un commerciante di Favara.
L’uomo era vittima di un giro usuraio che ben presto è culminato con pesanti minacce e pestaggi. Ad essere condannato è stato uno degli uomini che lo stesso commerciante aveva denunciato. Si tratta di Lillo Chianetta: il suo ricorso è stato rigettato dalla Corte di Cassazione.
L’imputato era stato condannato in appello a un anno e tre mesi con l’accusa di usura. L’altro estortore, denunciato da Giuseppe Vita, è stato condannato a cinque anni.
Si tratta di Sergio Nobile e le indagini hanno dimostrato che avrebbe aggredito fisicamente il commerciante minacciandolo pesantemente. Addirittura gli avrebbe puntato un revolver alla tempia. Nobile si è difeso sostenendo che si trattava di una pistola giocattolo usata per farsi restituire un vecchio prestito.
L’epilogo giudiziario della vicenda dovrebbe avvenire a ottobre quando l’ultimo imputato, Salvatore Simone, sarà processato.
La famiglia di Giuseppe Vita si è costituita parte civile e, attraverso una nota, il legale del commerciante ha spiegato che “la sua vita è stata devastata da questa vicenda, egli fu pestato a sangue e subì persino il terrore di avere una pistola puntata alla tempia”.
Il periodo dei fatti è compreso tra il 1996 e il 2001. Giuseppe Vita, gestore di un autosalone, ebbe bisogno di ingenti somme di denaro e si rivolse ai canali del prestito illegale rimanendone pesantemente coinvolto.