XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

CATANIA – La Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, riconosciuta ufficialmente dallo Stato con la legge n. 20 dell’8 marzo 2017, è giunta alla XXIX edizione e ha avuto come slogan “Roma città libera”.

È del tutto evidente il riferimento al capolavoro del neorealismo “Roma città aperta”, un’opera d’arte che parla di resistenza e di lotta per la libertà: a ottant’anni dalla liberazione dall’occupazione nazi-fascista, oggi Roma deve nuovamente aprirsi e liberarsi.

Questa giornata intensa ed emozionante nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare da nessuno il suo nome. Allo scopo di dare una risposta a questo grido di identità negata, ogni anno viene letto l’elenco di tutti i nomi delle vittime innocenti delle mafie; un interminabile rosario civile scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano.

La scelta di libera cade sul 21 marzo, affinché in quel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e dell’equità; solo facendo memoria è possibile gettare il seme di una nuova speranza, accendendo la riflessione su ciò che ciascuno di noi può fare per l’affermazione dei diritti e della giustizia sociale. 

A Catania, giovedì 21 marzo, l’Associazione Libera ha organizzato un corteo composto da decine di scuole di Catania e provincia, che, partito alle ore 9 dall’ingresso di via Etnea della villa Bellini, ha percorso le vie del centro e ha raggiunto la chiesa di San Nicolò l’Arena, dove, alla lettura dei nomi delle vittime innocenti di mafia, è seguita la presentazione dei lavori degli studenti e la relativa premiazione. 

Il podio più alto del concorso di poesia promosso da Libera Catania, denominato “Una rima per la pace”, è andato, per il secondo anno consecutivo, a Francesca Leone e Gianlorenzo Battaglia, studenti del liceo classico N. Spedalieri, classe V B.

Mai come oggi – almeno nei tempi più recenti – le nostre vite sono state coinvolte dalla guerra. A casa, a scuola, a lavoro, in TV: ovunque ci si trovi non si perde mai l’occasione di parlare dei conflitti che attanagliano il mondo in cui viviamo. Tuttavia, quanti sono coloro che hanno realmente capito l’atrocità che si nasconde dietro tutto ciò? La lirica che segue, scritta in versi liberi e costituita da tre quartine e due distici intervallati da un singolo verso, si pone l’obiettivo di far provare al lettore la distruzione, la desolazione e il dolore causato dalle armi e dal fuoco attraverso un dialogo fra una bambina che vede la guerra con gli occhi pieni di speranza e amore e il suo papà che assiste invece quasi passivamente e inerme a questo flagello che da sempre calpesta la vita degli esseri umani. 

“Papà, mi chiedevo,

cosa sono quei boati che risuonano nel cielo?

È la solita pioggia che scende senza freni?

Son già finiti i tempi dei cieli sereni?”

 

“No, non è la natura, bambina mia

a darci questa vita già finita

ma dieci o venti persone 

molto egoiste, noncuranti della distruzione”

 

“Dunque è a causa di altre persone

se viviamo nella desolazione?

Ma come, papà, credevo che tutti avessero un cuore…

Che senso ha allora vivere in un mondo senza amore?”

 

“Alcuni lo hanno perso,

altri hanno deciso di non ascoltarlo”

 

“E perché non si impegnano a ritrovarlo?”

 

“Non lo so, piccola,

ma è giunta da tempo l’ora di farlo”

Le foto