Tour del Castello Ursino di Catania, “gioiello” catanese in pieno centro storico

Tour del Castello Ursino di Catania, “gioiello” catanese in pieno centro storico

CATANIA – Tantissimi i “luoghi storici” di Catania, a cui sono legate leggende e tradizioni degne di nota. Un vero e proprio spaccato culturale e storico dal valore inestimabile.

Oggi vogliamo parlarvi del Castello Ursino: pietra miliare, punto di ritrovo e… molto altro ancora. Pronti? Partenza… via!

Un po’ di storia

Il Castello Ursino, il cui nome deriva da “Castrum sinus“, cioè “Castello del Golfo“, inizialmente era a picco sul mare, ma poi una colata di lava dell’Etna del 1669 lo allontanò decisamente dalla costa. Per altri, invece, “Castrum Ursinum” è collegato a “Vir Consularis Flavius Arsinius“, che fu il governatore della Sicilia prima del 359 d.C.

Fu costruito da Federico II di Svevia nel XIII secolo. Negli anni fu sede del Parlamento e, successivamente, residenza dei sovrani aragonesi fra cui Federico III. Dove sorge l’edificio attuale si trovava uno dei nuclei più antichi dell’abitato dell’abitato catanese, corrispondente alla prima fase abitativa della polis greca di Katane.

È stato adibito anche a carcere (nel cortile, tra l’altro, sono ancora visibili i graffiti dei prigionieri) e utilizzato in seguito come caserma. Acquisito nel 1932 dal Comune di Catania, oggi il Castello Ursino ospita il Museo Civico di Catania e a novembre del 2009 sono stati ultimati tutti i lavori di restauro. Un vero e proprio gioiello in pieno centro storico.

Tour del Castello Ursino

La struttura del Castello Ursino richiama perfettamente l’architettura Federiciana: pianta quadrata, dove ogni lato misura 50 metri circa. Ai quattro angoli si trovano dei torrioni circolari con diametro superiore ai 10 metri e altezza di 30, mentre le due torri mediane sopravvissute (in origine erano 4) hanno un diametro di circa 7 metri.

Il Museo Civico raccoglie – al piano terra – le collezioni del Monastero dei Benedettini, parte di quella del principe Biscari e alcune di quelle donate dal barone Zappalà-Asmundo. Sono presenti le sezioni archeologiche Medievale, Rinascimentale e Moderna: si conservano 8043 pezzi tra reperti archeologici, epigrafi, monete, sculture, pitture, sarcofagi e mosaici.

Provengono quasi tutti da Catania, Paternò, Centuripe, Lentini, Roma, Trapani, Caltagirone, Ercolano e Camarina. Importante è la statua fittile di Kore, trovata ad Inessa-Civita, oltre che l’iscrizione latina trovata nell’antico acquedotto greco-romano presso il Monastero Benedettino di Santa Maria di Licodia.

Il Castello Ursino per i Catanesi

Per i Catanesi, il Castello Ursino non è soltanto un luogo di ritrovo dove trascorrere la serata, magari gustando della buonissima carne di cavallo in uno dei tanti locali tipici sparsi per la zona, o un posto dove passeggiare semplicemente con in mano una birra.

C’è, sicuramente, dell’altro: pietra miliare della storia di Catania che trasuda e racconta storie, ma anche leggende. Maestoso, imponente, il Castello Ursino è una tappa fondamentale per i turisti che vogliono conoscere e scoprire meglio la città etnea.

Particolare la sua posizione, in pieno centro e a due passi dal Duomo e dalla Via Etnea.

I “fantasmi” del Castello Ursino

Da sempre, il Castello Ursino è considerato un luogo “magico”, avvolto nel mistero. Per esempio, quando fu trasformato in prigione, si narra che i detenuti fossero tenuti in condizioni agghiaccianti e che furono rilasciati soltanto 14 prigionieri: tutti gli altri non lasciarono mai le mura del castello (da vivi). In quelle che un tempo furono le celle, si possono ancora vedere i graffiti, le scritte e i segni, insieme ai loro ultimi pensieri scritti – per lo più – in siciliano ma anche in latino e spagnolo.

Non mancarono, tra l’altro, secondo le leggende, anche episodi paranormali all’interno dell’edificio: si pensa che vaghino ancora gli spiriti dei prigionieri morti e che, di notte, si sentano sussurri, lamenti e pianti.

Ma non è tutto: c’è chi dice di aver sentito il pianto di una bambina o di aver visto una tomba nel salone d’ingresso, che apparirebbe e scomparirebbe di continuo.

Ancora, porte che si aprono e chiudono da sole, oggetti che si muovono e problemi continui alla luce. Sono gli stessi custodi o altri lavoratori i “testimoni” di tali fenomeni, di cui non rivelano nulla per evitare di “offendere” le anime che vagano per il Castello Ursino.

Infine, c’è un quadro che suscita un senso di paura e inquietudine. Si tratta della “Testa di Ofelia pazza“, del 1865, opera di Michele Rapisardi. Chiunque guardi quella donna ritratta, sente gli occhi addosso, uno sguardo troppo reale che spaventa i visitatori.

Realtà o soltanto leggende? Anche questo, non ci è dato sapere.