Riforma della scuola: cosa dice realmente sulla cosiddetta teoria gender?

Riforma della scuola: cosa dice realmente sulla cosiddetta teoria gender?

CATANIA – Teoria Gender a scuola e internet: binomio pericolosissimo che ha fatto nascere polemiche e non poche preoccupazioni nelle famiglie italiane.

Navigando tra siti di associazioni dei genitori, di insegnanti, pagine facebook di gruppi cristiani, si evince il timore che ai bambini in età scolare e prescolare sia impartita una troppo precoce educazione sessuale.

Ma da dove nasce questo timore? Perché sta veicolando un’informazione simile? 

Tutto nasce dall’art. 1 comma 16 del decreto cosiddetto “La Buona Scuola”, approvato in via definitiva, proposto dal governo in carica. Il comma recita così: “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’articolo 5-bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013″.

Non si legge quindi una posizione del ministro sulla questione dell’educazione sessuale, semmai un’educazione al rispetto e alla valorizzazione delle diversità sessuale, in un’ottica di contrasto al bullismo. Vogliamo davvero che ai nostri figli non sia insegnato questo? Perché leggendo il decreto non si parla assolutamente di educazione sessuale nella scuola primaria, né tanto meno di fantomatiche lezioni sull’autoerotismo, come invece si legge in tanti siti e pagine facebook che hanno seminato un grande timore nei genitori di bambini piccoli.

La polemica nata con il sindaco di Venezia che ha censurato i libri con le favole concepite per educare al rispetto del diverso, si inserisce in una contestazione, che è legittima, al decreto “La Buona Scuola”, che ha tante lacune e che lascia aperte tante questioni gravissime, sia per gli insegnanti sia per i discenti e le rispettive famiglie, ma che forse proprio in quest’articolo ha aperto veramente ad una “buona scuola” di educazione alla tolleranza.