Chi sono gli Euphoria, indie band catanese raccontata dal suo leader e voce Eugenio

Chi sono gli Euphoria, indie band catanese raccontata dal suo leader e voce Eugenio

CATANIA – Le questioni sociali e di denuncia che sorgono nella nostra terra possono essere spiegate con le note musicali? La risposta è sì, se parliamo degli “Euphoria“, giovane indie band (musica indipendente) catanese raccontata grazie alle parole del suo leader, Eugenio.

Si tratta di una band che “si produce da sola“, da qui nasce la definizione di indie, scelta autonoma di testi e basi musicali. Nel suo genere, la musica indie nasce come “alternative rock” nel Regno Unito e negli U.S.A. alla fine degli anni ottanta, una vera e propria indipendenza dalle grandi etichette discografiche e commerciali.

La nascita degli Euphoria raccontata da Eugenio

La nostra band nasce a Catania nell’ottobre del 2016, in via Gagliani nei pressi di piazza Duomo. Una formazione che si è evoluta nel tempo, infatti molti sono andati via, adesso c’è un gruppo tutto nuovo con un progetto musicale sempre in ‘evoluzione’; gli Euphoria non presentano uno stile fisso, in quanto indie band. Anche il nome stesso Euphoria come significato di superare il limite“. 

Un logo particolare come simbolo

“La nostra band ha il simbolo dell’elefante, che per quanto possa sembrare scontato, non richiama il ‘liotro’ catanese ma ha una storia complessa la scelta di questo animale. L’elefante secondo alcuni era considerato il Dio della giungla, in quanto, per la sua grande mole poteva distruggere tutto, ma allo stesso tempo ricostruire, forse anche da questo deriva la sua potenza”.

Chi sono gli Euphoria? Quali obiettivi hanno?

Il nostro reale scopo è quello di far divertire la gente. Non siamo come quelle noiose tribute band (genere che a noi non va a genio), ma il nostro nasce come un impegno sociale per divertire e divertirci noi sul palco denunciando i mali della nostra martoriata Sicilia, terra con tanti problemi ma che personalmente, almeno io, non voglio abbandonare mai in quanto sono le mie radici”. 

Restare in Sicilia, perché?

Risponde Eugenio: “È facile criticare, lasciarsi tutto alle spalle. Ho conosciuto persone che hanno abbandonato la Sicilia e Catania per ‘trovare di meglio’, ma perché? Il meglio non l’abbiamo qua? Siamo noi i principali ‘attori’ di questa terra meravigliosa e nel nostro piccolo possiamo fare tanto per renderla migliore. Catania è sempre la mia città, nel bene e nel male, la Sicilia può dare tanto come terra definita da me: ‘vuota ma fertile’.

Il mio sogno è rimanere nella mia città per portare avanti la mia arte e i miei obiettivi. Quando ad esempio recitavo in un teatro anche solo come il ‘Metropolitan’, mi sembrava di essere ad Hollywood, avevo la certezza di aver dato qualcosa al mio pubblico, quello catanese, il mio impegno ed il mio talento erano valsi“.

Alcuni problemi con le esibizioni

Uno degli ultimi nostri live è stato lo scorso 31 maggio in un noto locale del centro di Catania. Appena siamo venuti a sapere dell’evento c’è stato un pò un clima di demoralizzazione e paura per preparare il live in poco tempo.

Ma la paura ha fatto scattare in noi un coraggio collettivo ed unirci quasi come una famiglia, facendo tornare in noi la forza di far ballare e divertire chi ci veniva a vedere, anche perché sono locali dove si beve e si chiacchiera e la gente non presta molta attenzione allo spettacolo; per non parlare degli scontri con i vari proprietari per prenotare le serate”. 

Combattere la mafia con la musica

Uno dei nostri tanti impegni sociali è il rapporto con varie associazioni che denunciano atti di criminalità locale. La nostra arma è la musica, io la mafia la combatto così. Per me anche stare su un palco e cantare significa farsi sentire, noi abbiamo il ‘rumore’ delle nostre canzoni perché per me chi non fa rumore e, quindi, sta in silenzio non combatte. Solo facendosi sentire nel proprio piccolo, si può fare la propria parte”.

Il nuovo progetto “Metrofobia”

Quello di Metrofobia, è un pezzo che è nato durante il lockdown, vedendo alcuni programmi televisivi che non mi sognerei mai di guardare, definiti ‘trash’. Metrofobia è la definizione letterale di paura della poesia e delle rime. Una sorta di ‘elogio’ paradossale alla tv spazzatura che, nel vero significato del brano, invita i giovani a ‘cibarsi’ di cultura, l’unica arma che può salvare il mondo. L’uscita del brano sarà prevista nei prossimi mesi“.