Covid Catania, ospedale San Marco al collasso: solo a gennaio 61 neonati positivi

Covid Catania, ospedale San Marco al collasso: solo a gennaio 61 neonati positivi

CATANIA – Il 24 gennaio su 191 parti e interventi, 71 donne erano Covid positive; ad oggi le pazienti Covid sono già 90, cioè il 42%; a dicembre erano solo 26 e i neonati Covid positivi solo a gennaio sono già 61.

Il presidio ospedaliero San Marco di Catania è al collasso, i reparti di maternità per donne positive al Covid-19 sono colmi, tanto è vero che persino i letti del biocontenimento – sala dedicata all’accoglienza delle gravide Covid – sono occupati, poiché non ci sono posti liberi per degenza Covid.

La città è di fatto bacino di accoglienza di ben 5 province.

Questa la denuncia di Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu in una lettera inviata all’assessore alla Sanità Ruggero Razza, dal vice segretario nazionale di Fismu Stanislao Bentivegna (anche medico dell’ospedale San Marco). La missiva con dati e proposte inviata mercoledì scorso è ancora senza risposta ma la situazione nel frattempo si aggrava in modo esponenziale.

Medici e operatori sono al limite, la struttura rischia il collasso.

Bentivegna nella missiva evidenzia intano la crescita dell’epidemia da Coronavirus che sta colpendo la Sicilia: “…la percentuale di positivi sul totale dei tamponi effettuati ha raggiunto il 18,4% e tende ad aumentare, con una stima che può raggiunge il 20% della popolazione, tale dato è destinato a salire ulteriormente nei prossimi giorni. La regione il 24 gennaio è diventata zona arancione”.

Con queste premesse sono evidenti le ricadute sul San Marco, a Catania e nella lettera infatti si mettono in evidenza dati chiari e preoccupanti (al 24 gennaio, i numeri al 31 gennaio sono peggiorati, siamo già al 42 % di tasso di positività tra le pazienti):

  • dal mese di dicembre 2021 si è visto un trend in salita – su 174 parti e 14 Revisione Cavità Uterina (RCU) 26 erano Covid;
  • il 24 gennaio 2022 questo dato è triplicato: su 175 parti e 16 Revisione Cavità Uterina (RCU) 71 erano Covid positive;
  • nel solo mese di gennaio sono 61 i neonati Covid positivi.

Fismu quindi ricorda le criticità strutturali, i problemi irrisolti del passato e che oggi si acuiscono: ormai 3 punti nascita Covid per tutta la Sicilia sono chiaramente insufficienti; Catania, che fa già oltre 10.000 parti l’anno, non può continuare ad essere il centro di accoglienza per altre 4 province della Sicilia orientale: Caltanissetta, Enna, Ragusa e Siracusa; il permanere dell’attuale ripartizione dei reparti di ostetricia Covid, nonostante la rapida diffusione del virus nella Regione, porterebbe ad un sempre maggiore e pericoloso ingorgo degli attuali pochi punti nascita Covid; come è presumibile pazienti Covid positive già partoriscono o potrebbero partorire in ospedali ufficialmente non abilitati, in seguito a necessità assistenziali derivanti dall’imminenza del parto o da problematiche materno-fetali non differibili. Infatti, ospedali aziendali e del territorio, inviano ai reparti di ostetricia covid oltre che gravide per espletamento del parto, anche qualunque gestante che necessiti di ospedalizzazione, incluse le minacce di aborto, gli aborti, le minacce di parto pretermine e qualsivoglia altra patologia della gravidanza, comprese le donne che usufruiscono della L. 194/78, pazienti con patologia ginecologica e financo le puerpere; le sempre più crescenti incombenze burocratiche legate all’ospedalizzazione e soprattutto alla dimissione delle puerpere e dei neonati Covid positivi.

Per tutte queste ragioni, Fismu lancia una serie di osservazioni e proposte urgenti:

  • evitare un ulteriore e pericoloso intasamento degli esistenti punti nascita Covid, sempre più gravati da un crescente sovraccarico di pazienti positive;
  • prevenire tutte le immaginabili ripercussioni negative che tale sovraccarico di pazienti può avere sulla qualità dell’assistenza ostetrica e neonatologica;
  • contrastare il moltiplicarsi del rischio di contagio per il personale sanitario (medici, ostetriche, e infermieri) su cui insiste in misura sempre maggiore tale emergenza sanitaria;
  • ottimizzare e snellire l’iter burocratico, connesso al ricovero-dimissione di puerpere e neonati positivi, nonché il follow up clinico dei pazienti;
  • ridurre inutili trasferimenti delle gravide a termine e non, solo perché Covid positive da una provincia all’altra, da un lato determinando l’ interruzione del rapporto medico-paziente, (dal momento che la gravida non potrà più essere assistita dal ginecologo curante), e dall’altro generando ulteriori disagi logistici anche per l’utenza.

Ma soprattutto che venga, al più presto, ampliato il numero di punti nascita Covid. In particolare tutti gli ospedali a carattere aziendale della Sicilia – ASP territoriali -, già sede di reparti di ostetricia e neonatologia di II livello, siano rapidamente abilitati alla gestione della propria ostetricia Covid e neonatologia Covid; e venga pertanto bloccato il crescente invio al Presidio Ospedaliero San Marco di pazienti gravide Covid positive provenienti da aziende ospedaliere di altre provincie altrettanto qualificate e tutte sede di reparti di ostetricia e neonatologia di II livello.

È necessario, ed opportuno – conclude Bentivegna facendo appello all’Assessore Razza – che la Regione sgomberi il campo dalle letture agiografiche, e che abbia un quadro più chiaro e veritiero della crescente ed insostenibile pressione che l’epidemia covid sta esercitando sui punti nascita. Tempestivamente e con urgenza si deve procedere ad una riorganizzazione dell’assistenza ostetrica e neonatale covid in Sicilia. Serve un intervento che intanto miri ad estendere la qualifica di punto nascita covid a tutti gli ospedali siciliani sede di ostetricia di II livello. Si intervenga perché la situazione è al collasso”.