Giornata della Felicità 2021, essere felici ai tempi del Covid: Si può? Parlano le psicologhe

Giornata della Felicità 2021, essere felici ai tempi del Covid: Si può? Parlano le psicologhe

MONDO –Tutti gli esseri umani vogliono essere felici; peraltro, per poter raggiungere una tale condizione, bisogna cominciare col capire che cosa si intende per felicità“, così scriveva il filosofo e musicista svizzero, Jean-Jacques Rousseau. Una di quelle frasi che aprono il dibattito sulle emozioni. La felicità rientra tra queste e come le altre, tutti sappiamo cosa sono, fino a quando non dobbiamo definirle. Aristotele e Platone attribuivano all’uomo, responsabile delle proprie emozioni, il potere di raggiungere la felicità. “È lo stato di un essere razionale nel mondo al quale, per l’intero corso della sua vita, tutto accade secondo il suo desiderio e la sua volontà“, diceva invece Immanuel Kant. Quale che sia l’idea di ognuno di noi e la “definizione” di felicità, è vero che l’essere umano aspira a trovare la propria. Un concetto profondo che si sposa sempre con diverse visioni della vita e del mondo. C’è a chi basta poco per essere felice (e anche chi considera queste persone più felici di altre), così come, dall’altra parte, chi ha bisogno di molto per poter dire “ho trovato la mia felicità“. Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della Disciplina dei Diritti Umani in occasione della Giornata Mondiale della Felicità che si celebra oggi, 20 marzo 2021, intende soffermarsi sulla tematica della felicità scopo dell’esistenza umana e diritto fondamentale dell’uomo. Ai tempi del Covid, però, essere felici è diventato forse un tantino più difficile.

Partendo dal fatto che, secondo gli esperti, per raggiungere la felicità basta ritagliarsi, ogni giorno, almeno trenta minuti per sé stessi e che la stessa sia uno stato d’animo da allenare piuttosto che da attendere o ricercare, la pandemia e le restrizioni non aiutano. Viviamo in un periodo storico caratterizzato da attese e ricerche. L’attesa di un ritorno alla normalità ogni giorno sempre più vicino e allo stesso tempo sempre più lontano, rinchiusi in casa, alla ricerca di un colpevole tra complottismi e notizie false. Forse, però, la quarantena e le misure di contenimento hanno solo fatto sì che le persone si siano dedicate più a loro stesse, alla casa, a stare insieme alla propria famiglia (nelle situazioni in cui questo ovviamente è stato possibile). Dall’altro lato e in altre situazioni, la pandemia ha invece acuito sentimenti di nostalgia e tristezza.

Insomma, un cocktail di emozioni al quale sembra davvero difficile dare una forma e che non si può risolvere guardando i freddi dati e parametri della statistica e, più specificamente, del World Happiness Report che, proprio in occasione della Giornata della Felicità, raccoglie i dati di tutto il mondo e svela una classifica delle nazioni più felici del pianeta. Il report non si basa solo su una percezione, vengono infatti analizzati molti dati tra cui il PIL, la mortalità, la criminalità, la corruzione, il rapporto con gli immigrati e altri fattori. Quest’anno in particolare, la sfida è stata analizzare gli effetti della pandemia sul benessere soggettivo delle persone, oltre che analizzare la felicità come pratica di organizzazione e associazione con gli altri. Si analizza – ed è importante soprattutto in tempi di Coronavirus – la fiducia della popolazione nei confronti della propria comunità. La Finlandia si è confermata al primo posto, mentre l’Italia ha fatto un inaspettato balzo in avanti dal 28esimo al 25esimo posto nonostante l’anno terribile che ci siamo lasciati alle spalle, con il Bel Paese che è stato inserito nell’infausta classifica di quelli con la più ampia incidenza di vittime per Covid in relazione al numero di abitanti.

Come prima detto, però, non bastano i freddi dati a rispondere alle profonde questioni che la domanda “cos’è la felicità?” porta con sé dietro. Possono darci un’idea di insieme, ma ognuno si interroga e si dà le sue risposte e ognuno, a prescindere dal rapporto con la comunità, vive a suo modo ogni situazione avversa o positiva che sia. Ma per rispondere alla questione dell’anno – “si può essere felici ai tempi del Covid?” – il parere degli esperti può essere utile. D’altronde non esiste una regola per essere felici, ma tanti piccoli dettagli che, se curati, possono aiutare la mente a rilassarsi e le persone a godere di quei pochi momenti di spensieratezza che, al momento, ci sono rimasti.

Felicità ai tempi del Covid: parlano le psicologhe

Sono intervenute ai nostri microfoni le psicologhe dottoressa Roberta Patanè e dottoressa Valentina La Rosa, che hanno provato a rispondere al quesito sopra citato. Il parare degli esperti del settore può essere sempre utile per tutti coloro i quali hanno delle difficoltà a livello mentale ed emotivo, soprattutto in un periodo difficile come quello che tutti stiamo affrontando. Dunque, come trovare la felicità ai tempi del Covid?

Lo stato di emergenza in cui ci troviamo ha sicuramente cambiato la nostra quotidianità. Dover seguire tutte le restrizioni comporta sicuramente un vero e proprio disagio psicologico che si ripercuote sulla nostra salute mentale. Spesso ci sentiamo tristi, frustrati, arrabbiati, ansiosi. Le abbiamo sperimentate tutti queste emozioni nell’ultimo anno. Chi più chi meno. Alcuni si sono lentamente abbandonati alla sorte rifugiandosi e chiudendosi letteralmente nelle loro case rendendo ‘la distanza fisica’ una vera e propria ‘distanza sociale‘. Ma noi esseri umani siamo ‘animali sociali’, come affermava il filosofo Aristotele, e in quanto tali avvertiamo la necessità di aggregarci con gli altri esseri umani. Abbiamo bisogno di uscire con gli amici, di goderci un caffè insieme ai colleghi, di abbracciare le persone che amiamo. Abbiamo bisogno di socialità“, ha esordito la dottoressa Patanè.

Prima di rispondere alla domanda sulla felicità e la pandemia la psicologa ha fatto una riflessione sulla felicità stessa, rispondendo a un’altra questione, ovvero “che cos’è?“. “La felicità è un’emozione ‘positiva’ e ‘funzionale’ che ci permette di provare una sensazione di appagamento. A questo punto vi chiederete com’è possibile sentirsi appagati in un momento difficile come quello che stiamo attraversando? È possibile“. Il come, secondo le parole della dottoressa, risiede proprio in noi stessi. “Possiamo essere felici se impariamo a concentrarci sul nostro presente gettando sempre le basi per un futuro per cui dobbiamo scegliere di essere ottimisti. Concentriamoci sul nostro lavoro, sulla scuola e cerchiamo di aggiornarci. Siamo costretti in casa dalla zona rossa? Spendiamo il nostro tempo a fare dei corsi online o a imparare un nuovo hobby. Ci renderà e ci farà sentire produttivi. Potremmo scoprire nuove cose su noi stessi e sulle nostre abilità o semplicemente divertirci a provare e a sperimentarci in cose nuove. Inoltre, è bene stabilire dei piccoli obiettivi, che siano giornalieri o mensili, perché anche questo ci aiuterà a sentirci produttivi e non passivi. Prendiamoci cura del nostro corpo. Aggiungo anche un consiglio per tutte le donne: truccatevi! Anche se dobbiamo poi nascondere il trucco sotto le nostre mascherine non importa. Ci siamo comunque fatte belle per noi stesse. Ci siamo prese cura del nostro corpo e questo è già un grande passo“.

Insomma, piccoli consigli su attività quotidiane che aiutano soprattutto quando si è costretti in casa dall’avanzare della pandemia. Dalle micro-attività alle macro, la dottoressa Patanè ha analizzato anche altri “pro” dello stare chiusi in casa: “Prendiamoci cura della nostra famiglia. Costretti in casa abbiamo imparato a conoscere meglio non solo noi stessi ma ogni membro della nostra famiglia con i suoi pregi e i suoi difetti. Prendiamoci cura della nostra casa. Riorganizziamo gli spazi rendendoli più confortevoli e compriamo qualcosa che ci serve per renderla più funzionale. Prendiamoci cura dei nostri animali domestici, se li abbiamo. La loro compagnia non deve essere mai scontata ed è sicuramente una vera e propria fonte di felicità. E se non li abbiamo, adottateli! Tanti animali possono essere ‘piccoli terapeuti‘ capaci di renderci più sereni e rilassati solo con il loro amore. Infine, impariamo a riflettere su ciò che questa pandemia ci ha insegnato. Un po’ di introspezione non fa mai male“, ha concluso la dottoressa Patanè.

Un’altra esperta, la dottoressa Valentina La Rosa, psicologa e psicoterapeuta, ha interpretato così la questione: “In occasione della Giornata Internazionale della Felicità e alla luce del periodo particolare che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria che purtroppo continua a condizionare e limitare le nostre vite, ci chiediamo di quale felicità possiamo parlare in un momento come questo – ha esordito -. Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, ci ricorda che l’uomo tende costantemente alla felicità, non vuole altro che diventare e rimanere felice. Ma che cos’è la felicità?“. Anche la dottoressa La Rosa parte da una riflessione più profonda e ampia del concetto di felicità che, come abbiamo accennato, si presta a diverse interpretazioni.

Freud la descrive come un duplice desiderio: da un lato evitare il dispiacere e il dolore, dall’altro ricercare il piacere. L’uomo passa dunque l’intera vita a evitare la sofferenza e il dolore e a ricercare il piacere. La pandemia ci ha messo di fronte a scenari di sofferenza e dolore che mai avremmo potuto immaginare. Nonostante questo, si può parlare di felicità anche ai tempi del Covid-19“, prosegue la dottoressa. “Soprattutto in un periodo difficile come quello attuale – conclude -, il segreto per provare a essere felici è quello di coltivare le relazioni affettive significative della nostra vita, anche sfruttando i mezzi che le nuove tecnologie ci mettono a disposizione, e soprattutto di individuare e perseguire obiettivi di crescita personale che permettano di dare un senso alla nostra esistenza“. D’altronde, non sono rari i casi di persone che si sono accorte di chi veramente voleva stargli accanto e chi, invece, non era sincero proprio grazie alla distanza e all’obbligo di usare i social.

Due esperte, due interpretazioni diverse. La felicità è un concetto ampio, quasi impossibile da definire per ognuno di noi. Ma durante il Covid, queste parole, possono essere un monito per chi, in preda allo sconforto, sta piano piano mollando ed è in cerca di una soluzione.

Immagine di repertorio