Celiachia: origine, diagnosi, sintomi e terapia. Le delucidazioni del dott. Attardi

Celiachia: origine, diagnosi, sintomi e terapia. Le delucidazioni del dott. Attardi

CATANIA – Le intolleranze alimentari sono ormai divenute peculiarità dell’epoca storica in corso: il 20% della popolazione generale, infatti, ritiene di esserne affetta, ma, in realtà, solo in un decimo di questi soggetti, dopo aver seguito un corretto iter diagnostico, viene confermata una avversione al cibo sospettato.

Da tali intolleranze deriva l’insorgere di reazioni specifiche o aspecifiche dell’organismo nei confronti di determinate molecole, di cui l’intestino non tollera l’ingestione.

La più frequente, di cui soffre l’un per cento della popolazione è la celiachia. È stato calcolato che in Italia il numero teorico di celiaci si aggiri intorno ai 600mila contro i 198.427 ad oggi diagnosticati (dati Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia – Anno 2016).

Quali sono i sintomi di questa malattia? In che modo diagnosticarla? Qual è la terapia da seguire? Il dottor Roberto Attardi, medico di Medicina Generale Catania, ci regala, ai nostri microfoni, le sue conoscenze in merito.

La Celiachia – dice – è una malattia autoimmune che colpisce soggetti geneticamente predisposti, causata da una intolleranza al glutine. Essa comporta una infiammazione della mucosa duodenale dell’intestino tenue che si traduce in una atrofia dei villi con conseguente sindrome da malassorbimento dei nutrienti”.

È caratterizzata – continua – da un corteo sintomatologico a volte sfumato di crampi addominali, distensione addominale e diarrea. Il disturbo è di tipo ereditario e spesso colpisce le popolazioni discendenti dell’Europa del nord con particolare predisposizione negli italiani e negli irlandesi. Anche negli Stati Uniti d’America trova sviluppo. Spesso si associa ad altre malattie autoimmuni quali, per esempio, la Tiroidite di Hashimoto ed è in correlazione spesso ad altre forme di disordini genetici come il Diabete di tipo I o la Sindrome di Down“.

“Gli uomini risultano essere più soggetti delle donne con un rapporto pari a 2:1 continua il dottore – con un esordio più tipico nell’infanzia, ove sintomi e segni, quali difficoltà di crescita, apatia, inappetenza, pallore, ipotonia generalizzata, distensione addominaleatrofia muscolare, inducono spesso il pediatra a sospettare la malattia celiaca, soprattutto se vi fosse un familiare di I grado già anamnesticamente noto per tale patologia. Tuttavia oggi si assiste sempre di più ad un maggiore riconoscimento della malattia in età più tardiva, spesso tra i 20 e i 40 anni, quando la diarrea modestaintermittente rappresenta a volte il sintomo di esordio accompagnata da steatorrea (feci maleodoranti, chiare, voluminose e oleose) e in alcuni pazienti anche perdita di peso, ma raramente sottopeso; in altri pazienti di solito sono presenti anemia, glossite, stomatite angolare, ulcere aftose“.

Raramente è possibile, inoltre, riscontrare disordini cutanei caratterizzati da una forma di dermatite con eruzione cutanea che può colpire mani, gomiti, dorso, ginocchia, glutei”.

La celiachia può, essere, tuttavia, asintomatica o dare quadri sintomatologici assai sfumati – spiega il dott. Attardi -, è importante, dunque, riconoscerla in tempo per migliorare la propria vita quotidiana. La diagnosi è sospettabile in presenza di alterazioni di alcuni esami di laboratorio suggestivi di malassorbimento: anemia sideropenica, deficit di folati, carenza di vitamine, ad esempio da vitamina D, la carenza di calcio devono fare pensare alla possibilità di essere in presenza di celiachia, così come la familiarità diretta. Per fare diagnosi ci si affida alla biopsia endoscopica del duodeno, che deve mostrare la classica atrofia dei villi con appiattimento dell’epitelio duodenale, e alle indagini sierologiche per la ricerca degli anticorpi specifici, anti-transglutaminasi e anti-endomisio. Questi anticorpi sono inoltre utili come test di screening in familiari di I grado di soggetti celiaci. Anche l’indagine genetica può essere altamente specifica nel 90% dei casi per diagnosticare una Celiachia”.

La terapia continua – si basa fondamentalmente su un corretto stile dietetico alimentare privo di derivati del grano, dell’orzo, della segale e dell’avena: eliminando tali alimenti, oggi presenti anche in numerose varietà di cibi, quali gli insaccati, i formaggi, prodotti dolciari a base di creme o comunque amidi, il paziente celiaco ha la possibilità di migliorare sensibilmente la propria qualità di vita fino alla possibilità, in molti casi, di ripristinare un equilibrio gastro-intestinale con la ricrescita dei villi intestinali nel duodeno. Pertanto di fondamentale importanza è l’affiancamento ad un dietologo specializzato, che sia in grado di produrre una educazione alimentare con l’introduzione, oggi più di ieri, di varianti alimentari specifiche per i pazienti, non più, così, costretti a regimi alimentari di privazione come accadeva fino a vent’anni fa. Eventuali fattori correttivi vanno individuati in terapie marziali dei nutrienti deficitari”.

La possibilità della risoluzione dei sintomi è dunque affidata a regimi dietetici privi di glutine” conclude il dottor Attardi. “Infatti, anche occasionali introduzioni di glutine per non corretti accorgimenti nella preparazione di pietanze di uso comune (cottura della pasta, preparazione di impasti su piani di lavoro o utensili contaminati dal glutine) possono inficiare la remissione della malattia con recrudescenza dei sintomi, a volte anche in modo particolarmente violento e insidioso“.

Fonte immagine Eurosalus