In Sicilia record per dispersione scolastica, studenti: “Una perdita di tempo che allontana dal lavoro”

In Sicilia record per dispersione scolastica, studenti: “Una perdita di tempo che allontana dal lavoro”

CATANIA – In Italia l’obbligo scolastico impone l’insegnamento consecutivo per 10 anni. L’obbligo di frequentare conseguire un titolo di studio di una scuola secondaria superiore o, a scelta, una qualifica professionale che duri almeno tre anni, è sino al compimento del 16esimo anno di età. Dopo la scuola dell’obbligo, però, lo Stato invita a frequentare i restanti anni di scuola e successivamente entrare nel mondo universitario.

Purtroppo, però, con dati alla mano, la Regione Siciliana è tra le prime regioni del sud Italia per dispersione scolastica; infatti, il 21% dei giovani siciliani lascia la scuola dopo il conseguimento del diploma di fine primo ciclo delle scuole superiori di I grado. Ciò che fa ancora più temere sono i dati delle province di Catania, con una dispersione del 25% e Caltanissetta, la peggiore in Sicilia, con il 27,1%.

Ma cosa fa allontanare i giovani siciliani dall’idea di completare gli studi?

Il 70% del campione di studenti intervistati, ci ha detto che lo vede come un allontanamento dall’inserimento del mondo del lavoro. Un altro 20% lo vede come un’assenza di fiducia nell’istituzione scolastica e nel ministero. Infine, il restante 10% ha risposto che non si sentiva portato per completare gli studi.

A proposito dell’argomento abbiamo parlato con Marco, studente delle scuole superiori, il quale ci ha detto: “I programmi scolastici proposti dal ministero sono retrogradi e non aiutano a un eventuale inserimento nel mondo del lavoro. Inoltre, gli insegnanti hanno smesso di credere nel loro lavoro, portando, in alcuni casi, a far perdere la voglia di studiare agli studenti. Poi, le istituzioni scolastiche non fanno comprendere al giovane le prospettive che gli si potrebbero aprire frequentando un percorso universitario“.

Di tutt’altra idea Sara che ci ha detto: “Sono gli studenti che hanno smesso di credere in loro stessi. Oramai, i giovani di oggi vogliono lavorare subito, magari facendo il minimo sforzo e con una spinta da parte di qualche amico. Naturalmente ci sono casi e casi, però, secondo me, una buona fetta è composta da essi“.

Infine sull’argomento, ai nostri microfoni, un professore di lettere delle scuole superiori, che ci ha spiegato: “Sulla scuola ci sono troppi pochi investimenti e gli studenti, anno per anno, si trovano in condizioni tutt’altro che favorevoli. Ma non solo, anche noi docenti in certi casi non possiamo svolgere determinate attività poiché bisogna portare avanti un programma. In alcuni casi la scuola italiana ha smesso di dare stimoli positivi ai suoi studenti che preferiscono abbandonare gli studi e trovare un lavoro che remuneri le loro fatiche“.

Immagine di repertorio