“Tre esempi di grandi servitori dello Stato”: Palermo ricorda Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo a 36 anni dalla strage di via Carini

“Tre esempi di grandi servitori dello Stato”: Palermo ricorda Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo a 36 anni dalla strage di via Carini

PALERMO –  Oggi, 3 settembre 2018, ricorre il 36esimo anniversario del barbaro agguato in cui persero la vita il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la consorte Emanuela Setti Carraro e l’agente della Polizia di Stato Domenico Russo.

In via Isidoro Carini, sul luogo dell’eccidio, sono state deposte delle corone d’alloro alla memoria, alla presenza del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, il generale di corpo d’armata, Giovanni Nistri, dei familiari delle vittime, compreso il figlio del generale Dalla Chiesa, Nando, e delle più alte cariche civili e militari.

Le autorità hanno poi presenziato alla celebrazione eucaristica all’interno del comando legione carabinieri Sicilia, officiata dall’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, nella chiesa di San Giacomo dei Militari.

Poco dopo, è stata proiettato un breve filmato sul generale Dalla Chiesa, seguito dalla commemorazione con l’intervento del prefetto di Palermo, la dottoressa Antonella De Miro, del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, il generale Nistri, e del sottosegretario agli Interni, Stefano Candiani.

Il comandante ha sottolineato che Dalla Chiesa, come ufficiale dei carabinieri prima, come prefetto dopo, ha impostato la sua vita nel cercare di dare l’esempio agli altri: “In quella A112 martoriata dai colpi c’era la forza di un esempio, l’esempio di uno Stato e del suo grande servitore che nella vita, come recita la motivazione della medaglia d’oro, ha sempre dato un eccelso senso del dovere alle sue azioni”.

Il comandante ha proseguito aggiungendo: “Non vi era solo l’esempio di un vertice eccelso dell’amministrazione, ma anche l’esempio umile, silenzioso, fedele di un suo collaboratore, l’agente Domenico Russo che, certamente, quando lo accompagnava ben sapeva i rischi che correva e ciò nonostante ha continuato in questa sua azione, dimostrando come lo Stato debba essere un insieme coeso, perché insieme si può fare molto, come insegnava il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Ma infine in quella macchina, c’è un ulteriore esempio di sacrificio, che questa volta non viene dallo Stato, bensì dalla famiglia, della dedizione di una moglie, di una sposa che, per quei tempi ha saputo anche sfidare delle convenzioni e che, comunque, fino all’ultimo è stata a fianco del proprio marito”.

“Quel 3 settembre 1982, – conclude Nistri- la violenza cieca, proterva, è stata sconfitta da un esempio”, citando poi le parole di Sant’Ignazio di Antiochia: “Si educa con quello che si dice, ancor di più con quello che si fa, ma molto di più con quello che si è”.

In concomitanza con le manifestazioni commemorative e alla presenza dei vertici militari e civili è stato deposto, in corso Vittorio Emanuele, un mazzo di fiori sulla lapide in onore del generale ucciso nel 1982, che riporta la frase: “Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”.

Questo pomeriggio, alle ore 16,50, al complesso monumentale Sant’Agostino di Corleone si sono tenuti:

  • l’intitolazione della sala convegni al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa;
  • il terzo convegno di approfondimento “Carlo Alberto dalla Chiesa: la lotta dell’arma alla mafia. La prima esperienza in Sicilia”;
  • una mostra fotografica riferita in particolare agli anni in cui il generale ha prestato servizio a Corleone.

Infine, alle ore 21 in via Vittorio Emanuele, a Palermo, vi sarà momento di preghiera e di silenzio davanti alla stele dedicata a Dalla Chiesa.

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, presente alle iniziative che si sono tenute nel capoluogo in onore delle vittime della strage, ha dichiarato: “Questo 3 settembre e il sacrificio di Dalla Chiesa con la moglie Setti Carraro e l’agente Russo non può non ricordare il percorso di liberazione della nostra città da un periodo buio nel quale il prefetto era lasciato solo o, peggio, osteggiato nel suo impegno contro la mafia. Questa ricorrenza del 3 settembre non può quest’anno non ricollegarsi a quella del 15, col martirio di don Pino Puglisi. Entrambi sono stati protagonisti del cambiamento di Palermo, del suo affrancamento dal dominio culturale e militare della mafia”.

Immagine di repertorio