Rapina da 19mila euro in banca e minacce a direttore, impiegate e cliente: 2 arresti

Rapina da 19mila euro in banca e minacce a direttore, impiegate e cliente: 2 arresti

LENTINI – Nella mattinata del 31 maggio a Lentini e Carlentini, in provincia di Siracusa, i militari del nucleo investigativo del comando provinciale carabinieri di Rimini, con la collaborazione dei colleghi delle stazioni di Lentini e Carlentini, hanno arrestato P.G., 25 anni, residente a Carlentini e B.A., 27 anni, residente a Lentini, entrambi con numerosi precedenti di polizia, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 18 maggio scorso dal tribunale di Rimini – ufficio gip, per i reati di rapina aggravata, porto abusivo di pistola e porto abusivo di strumento da punta e taglio atto ad offendere.

I fatti fanno riferimento a una violenta rapina in banca risalente alle 10,30 del 28 maggio 2017 ai danni di una filiale della Banca Popolare Valconica in via Nicolò Tommaseo di Rimini. Al momento della rapina, all’interno della banca, erano presenti il direttore, due impiegate e una cliente. Quel 28 maggio, il primo rapinatore si era presentato alla porta d’ingresso a volto scoperto e, non essendo una persona conosciuta, era stato invitato da un’impiegata, come da prassi, a posizionare il dito indice sullo scanner, nonostante il sistema di rilevazione delle impronte non fosse in funzione.

Accontentata la richiesta dell’impiegata, la porta era stata sbloccata, permettendo all’uomo di entrare. A quel punto, il soggetto si era avvicinato a uno sportello della banca, chiedendo informazioni per l’apertura di un conto corrente. Poco dopo, era giunto alla porta d’ingresso il secondo rapinatore, sempre a volto scoperto, che era riuscito a entrare con le stesse modalità del complice.

Quest’ultimo si era poi avvicinato all’altro uomo, che stava ancora parlando con l’impiegata, chiedendo anch’egli di poter aprire un conto corrente e, mentre l’impiegata forniva le informazioni richieste, il secondo rapinatore si era spostato velocemente sul retro della cassa, puntando un cutter all’altezza del collo della malcapitata.

Poco dopo anche il primo rapinatore si era diretto dietro la cassa, costringendo l’impiegata ad aprire nuovamente la bussola d’ingresso. La donna, terrorizzata, aveva obbedito, lasciando entrare nell’istituto di credito il terzo rapinatore, con il volto coperto da un casco integrale e armato di pistola. Quest’ultimo si era diretto immediatamente dove stavano i complici, puntando una pistola all’altezza del collo dell’impiegata e intimandole di consegnare tutto il denaro in cassa.

Il secondo rapinatore aveva poi “ripulito” le due casse, rubando complessivamente circa 19mila euro. Le due impiegate e la cliente della banca erano state poi accompagnate nell’ufficio del direttore, dove erano rimasti in ostaggio dietro la minaccia della pistola e del taglierino. I rapinatori avevano poi costretto il direttore a recarsi con loro vicino al bancomat, ma avevano poi deciso di non rubare il denaro in esso contenuto in quanto il bancomat era dotato di un sistema di sicurezza temporizzato, che avrebbe consentito di sbloccarlo solo dopo mezz’ora dal comando di apertura.

Prima di allontanarsi dalla banca, uno dei rapinatori aveva legato le mani al direttore dietro la schiena con delle fascette da elettricista, lasciandolo all’interno del suo ufficio insieme con le tre donne. I tre malviventi avevano poi richiesto con tono minaccioso a tutti i presenti di non dare l’allarme prima di dieci minuti, allontanandosi dalla banca.

Nel corso dell’indagine, la ricostruzione del grave episodio delittuoso fornita dai testimoni è stata ampiamente riscontrata dalle immagini delle telecamere del sistema di videosorveglianza dell’istituto di credito. I militari operanti hanno potuto verificare che il primo rapinatore era arrivato nell’istituto di credito, provenendo da via Tommaseo, alle ore 10,26 circa: l’uomo, di corporatura robusta, indossava una camicia a maniche lunghe di colore celeste chiaro, un paio di pantaloni di colore beige e un paio di scarpe sportive di colore grigio. Dopo pochi secondi era giunto invece il secondo malfattore: un individuo di corporatura esile, con pantaloni rossi e camicia chiara, con la mano destra fasciata. Dopo circa un minuto il terzo rapinatore, armato di pistola, con un casco da motociclista integrale, che si trovava ancora in attesa all’esterno della banca, era riuscito a entrare grazie all’impiegata, costretta ad aprire poiché minacciata dagli altri due rapinatori con il taglierino posto all’altezza del collo.

Al fine di acquisire elementi utili all’attività d’indagine, era stata disposta subito l’acquisizione dei tabulati telefonici dell’area vicina alla banca nell’arco orario in cui era avvenuto il grave episodio. Grazie a un attento e minuzioso studio di questi tabulati, i militari sono riusciti a individuare un ristretto gruppo di soggetti che avevano agganciato le celle nel lasso di tempo in cui era avvenuta la rapina, focalizzando l’attenzione nei confronti di P.G., siciliano con precedenti di polizia, anche specifici.

L’interesse dei militari è stato richiamato dal fatto che un’utenza intestata alla moglie del 25enne aveva stranamente agganciato nei giorni precedenti celle situate nella provincia di Siracusa, mentre a partire dal 21 maggio e fino al giorno della rapina, celle situate a Rimini. Gli ulteriori accertamenti effettuati sui tabulati di P.G. hanno consentito di accertare che, nei giorni immediatamente precedenti alla rapina, la moglie dell’uomo aveva contattato una donna residente a Lentini, compagna di B.A., anche lui con precedenti e più volte controllato dalle forze armate, come il complice.

Per tali ragioni, l’interesse investigativo degli inquirenti si è focalizzato immediatamente sui due soggetti siciliani e sui loro tabulati telefonici, che hanno confermato che i due, tra il 22 ed il 28 maggio 2017, giorno precedente alla rapina, si trovavano entrambi a Rimini, agganciando ripetutamente celle telefoniche nei pressi della Banca Popolare Valconca, per lo più in orari notturni, verosimilmente nel corso dei sopralluoghi effettuati in zona per preparare la rapina e studiare percorsi e vie di fuga. Di notevole interesse investigativo è risultato il fatto che il giorno della rapina P.G. non avrebbe utilizzato il cellulare da un’ora prima della rapina fino alla sera.

Il coinvolgimento dei due soggetti siciliani ha trovato nelle operazioni di comparazione antropometrica effettuate dai militari operanti, che consentivano di stabilire la perfetta somiglianza tra i tratti somatici dei due complici, che avevano agito a volto scoperto, i tratti somatici degli indagati, e una precisa compatibilità delle relative stature e dell’aspetto.

Anche le individuazioni fotografiche effettuate dai dipendenti della banca hanno aiutato indagini, visto che hanno permesso di riconoscere B.A. con certezza e P.A. con un una buona percentuale di certezza.

Le indagini dei militari dell’Arma hanno consentito anche di ricostruire un quadro indiziario chiaro e univoco circa le responsabilità dei due prevenuti, che hanno portato il Gip del tribunale di Rimini, su richiesta della procura della Repubblica locale, all’emissione della misura della custodia in carcere, ritenuta quella più idonea a far fronte alle esigenze cautelari valutate dal giudice.

I militari del nucleo investigativo dei carabinieri di Rimini, insieme con i militari della compagnia carabinieri di Augusta, hanno rintracciato i due colpevoli nelle rispettive abitazioni e, al termine delle formalità di rito, li hanno condotti alla casa circondariale di Siracusa, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.