Il tormentone estivo di Orlando: “Piero… pensaci, facci la grazia di candidarti”

Il tormentone estivo di Orlando: “Piero… pensaci, facci la grazia di candidarti”

PALERMO – La calura di questi giorni non ci sta lasciando in pace e per giunta ci si mette ancora Leoluca Orlando a invitarci a parlare di politica perché il Centro sinistra, per vincere le regionali d’autunno, non ha alternative senza il presidente del Senato Piero Grasso. Ma gli ultimi e perfino caldissimi giorni di giugno, ci invitano a parlare di come trascorrere l’estate, se le spiagge sono pulite, se il mare è, quanto meno, discretamente inquinato, su come e con quali soldi poter scegliere località e siti più o meno accoglienti (per chi si potrà permettere il lusso, naturalmente, di qualche settimana di vacanze, a parte chiaramente i politici o i vip della Rai, o ancora dirigenti pubblici, di Partecipate ed ex in pensione che, di problemi su come affrontare le vacanze, non ne hanno proprio).

No! Noi dobbiamo cazzeggiare sulla speranza del sindaco di Palermo che prega Piero Grasso a ripensarci nell’affrontare il sacrificio palermitano, perché, a detta di Orlando il Civico, per noi siciliani, se non ci sarà l’ex procuratore antimafia in corsa, significa che il Pd non ha nessuno a cui affidare la patata bollente delle elezioni, quindi dobbiamo pregare affinché il suddetto desiderio venga esaudito; non sappiamo da chi, ma bisogna pur provarci: Piero Grasso… e che diamine! fallo contento al nostro 5 volte sindaco del capoluogo siciliano; te lo chiediamo per cortesia. Non possiamo continuare a masturbarci i cirivedda cu ’sta politica, cu Grillu che, alla garibaldina, incita i suoi ad un sforzo collettivo unanime perché mancano otto mesi per risorgere; cu Renzi che consola se stesso e gli altri dicendo che le politiche sono un’altra cosa, cu Berlusconi e Salvini che (mamma li Turchi!) devi vedere quando e se riusciranno a mettersi d’accordo per chi deve farsi carico della leadership e imporre le direttive di comando; cu Nello Musumeci ca si fissau col suo Movimento “Diventerà Bellissima”, tutto dedicato a quest’ Isola, come se per salvarla basterebbe un intervento di maquillage.

Noi siciliani, caro Presidente del Senato, abbiamo ancora un mare di problemi e per giunta, i suddetti, risultano raddoppiati da quando, lei, ha lasciato Palermo per andare ad occupare la poltrona più ambita di Palazzo Madama; non ci rimane più tempo neanche ppi’ sfantiasari, le torture quotidiane sono sempre in agguato, come le ex Province, un giorno si e un giorno no, che risultano al collasso, Crocetta e i suoi novanta sono stati talmente bravi che le hanno cacciate in un labirinto senza alcuna via d’uscita; i 500 mila disoccupati continuano a sperare che cambi qualcosa; gli uno su due a rischio povertà stanno sempre lì; i bacini di raccolta delle acque continuano a soffrire la “sete”, gli interventi finanziari per strutture e infrastrutture sono mummificate al Cipe, l’immondizia di tutte le qualità continua ad essere sempre più voluminosa di prima e guai a chi la tocca; ai musei, i dipendenti minacciano le serrate nel mese di agosto.

Che ci sia qualcuno che volesse venire in Sicilia ed investire qualcosa per dare un respiro economico, manco a parlarne, altro che viaggi a Fatima o a Lourdes.

Veda, signor Presidente del Senato, lo faccia contento al sindaco neocivista; veda, volendo fare un po’ di amarcord politico, all’inizio degli anni 60, vi era in uso una strategia politica molto raffinata, tanto che i signori politici di allora riuscivano a non tediare i cittadini durante i mesi estivi; quando si verificavano crisi di governo, i vari Moro, Fanfani, Andreotti e tanti altri, del famoso centro sinistra di allora, riuscivano a spostare tutto in autunno e organizzavano governi a tempo chiamati “Balneari”, per la tranquillità dei cittadini. Certamente, in quegli anni, non esistevano i consigli regionali ordinari, per cui lo spreco di miliardi di lire era più contenuto anche se la Sicilia andava controcorrente e gli stessi onorevoli non chiedevano il sostegno di panfili per le vacanze né tanto meno ville alla Costa Smeralda, a Montecarlo, o ancora escort di intrattenimento anche per amici e conoscenti, al massimo finanziamenti più discreti e posti di lavoro per gli amici e sostenitori. I cittadini andavano in vacanza al mare sotto l’ombrellone e non erano costretti a leggere le pagine di politica, tutt’al più si scervellavano con le parole crociate della settimana enigmistica in attesa che arrivasse l’ora di pranzo per gustarsi la caponatina, sostenuti dal disco estivo “tutti al mare a veder le chiappe chiare…”, con lo sguardo rivolto verso le sdraio vicine.

Giuseppe Firrincieli