Trentotto anni dalla morte di Peppino Impastato. La Sicilia lo ricorda

Trentotto anni dalla morte di Peppino Impastato. La Sicilia lo ricorda

PALERMO –  Aveva infranto i tabù della mafia e per questo è stato trucidato. Con la sua voce, trasmessa da Radio Aut, Peppino Impastato era in grado di far tremare anche i mafiosi più feroci, come Gaetano Badalamenti, che il 9 maggio di 38 anni fa lo ha ammazzato perché la sua parola non desse più fastidio.

Oggi tutta Cinisi e la Sicilia in generale si stringe attorno al ricordo dell’uomo, militante di sinistra, che venne fatto esplodere sui binari della ferrovia Trapani – Palermo proprio pochi giorni prima delle elezioni comunali a cui si era candidato, a causa delle sue denunce e della sua lotta attiva contro la mafia. 

Perché venisse smascherata la connessione tra il suo assassinio e il boss bisognerà aspettare il 1984, quando l’Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del consigliere Istruttore Rocco Chinnici, che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza, firmata dal consigliere istruttore Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti.

Parliamo di Impastato, un ragazzo intelligente che non accettava il silenzio opposto al suo sforzo di capire, che nel 1968 si ribellò come tanti giovani al padre, ma il suo aveva precisi legami e parentele. Una ribellione che diventa sfida allo statuto della mafia con un prezzo alto da pagare: la sua stessa vita.

Nel giorno del 38esimo anniversario del suo omicidio è stato organizzato un corteo da Terrasini a Cinisi, da Radio Aut a Casa Memoria. “C’è un movimento di cittadini che combatte la mafia unito da questi forti ideali, che non si ferma – dice il segretario Cgil Palermo Enzo Campo – tutti oggi in marcia per riaffermare i valori di coraggio e libertà, di impegno professionale, etico e politico rappresentati dalla figura di Impastato”. 

Impastato ruppe il muro dell’omertà e a lui nel 2000 Marco Tullio Giordana dedicò il film “I cento passi” proprio perché questo personaggio non venisse mai dimenticato.

Dopo il caso Maniaci sono tempi difficili per i sognatori, ma il ricordo di Impastato non abbandona quegli stessi giovani che ad disorientati si chiedono se esista ancora la vera antimafia.