Sequestrati immobili e aziende per 15 mln di euro. C’è anche il bar San Domenico

Sequestrati immobili e aziende per 15 mln di euro. C’è anche il bar San Domenico

PALERMO – Il Nucleo di Polizia Tributaria della guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato otto aziende, immobili, auto e decine di rapporti finanziari, per un valore complessivo di oltre 15 milioni di euro.

Destinatario del provvedimento, emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, è Francesco Paolo Maniscalco, figlio di Salvatore esponente di spicco della cosca di Corso dei Mille.

Dalla ricostruzione del Gico Palermo emergono diverse condanne per tentato omicidio, rapina, associazione a delinquere, stupefacenti, intestazione fittizia ed associazione a delinquere di stampo mafioso.

C’è anche il bar San Domenico davanti all’omonima chiesa, Pantheon di Palermo, dove è stata traslata anche la salma di Giovanni Falcone e dove si sono celebrati i funerali di molti servitori dello Stato, nel patrimonio da 15 milioni sequestrato a Francesco Paolo Maniscalco, tra l’altro, legato a Giuseppe Salvatore Riina, figlio del padrino corleonese.

I sigilli sono stati apposti a immobili, auto, decine di rapporti finanziari e otto aziende, e tra queste la palestra Body Club di via Dante, società attive nel settore dolciario e della torrefazione del caffè. Da oggi tali attività saranno affidate all’amministrazione giudiziaria.

Per gli investigatori, la misura di prevenzione patrimoniale applicata dal Tribunale delle misure di prevenzione, presieduto da Giacomo Montalbano, su proposta del procuratore aggiunto Bernardo Petralia e del sostituto procuratore Calogero Ferrara, “rappresenta un duro colpo per l’economia vicina alla mafia di Palermo centro”.

Francesco Paolo Maniscalco è stato arrestato nella notte di Natale del 1993 nel corso dell’operazione denominata “Angelo due” che portò all’arresto di 15 appartenenti ad una organizzazione dedita al traffico di stupefacenti operante sulla rotta Colombia-Gran Bretagna-Italia, in collegamento con i cartelli di Cali e della Valle del Cauca.

Nel 2000 è stato nuovamente arrestato, insieme ad altri esponenti di vertice del mandamento mafioso Porta Nuova, per aver organizzato un colpo da 20 miliardi di lire all’Ufficio di Crediti su Pegno della Sicilcassa nel 1989.

Nel 2002 è stato nuovamente arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso. In questo caso le indagini hanno messo in luce i rapporti privilegiati con Riina jr, emergendo il suo ruolo di anello di congiunzione tra quest’ultimo e numerosi altri mafiosi palermitani.

Già nel 2012 i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo avevano indagato sui suoi interessi economici, portando alla luce un patrimonio ed una galassia di società a lui riconducibili, ma intestate fittiziamente a terzi.