Autostop digitale: geniale idea di quattro ragazzi

Autostop digitale: geniale idea di quattro ragazzi

CATANIA – Claudio Cimmelli, Stefano Sepe, Alessia Guarino, Luigi Picaro e Massimiliano Di Mella: sono loro i cervelli brillanti che hanno inventato “I go on”, l’autostop digitale.

Vi starete chiedendo di cosa si tratti? Bene, ve lo diciamo noi.

Osservando la quotidianità nelle grandi città come Napoli e Roma, i cinque ragazzi hanno provato a escogitare un modo che se utilizzato da tutti potrebbe ridurre il traffico veicolare, rendere più vivibili quindi le metropoli assaltate ogni giorno da migliaia di macchine avendo così un impatto ambientale di non poco conto per il miglioramento globale della vita cittadina.

Notando che la pratica del carpooling è molto diffusa in Europa sulle lunghe distanze (per chi non lo sapesse ancora è un espediente utilizzato da molte persone per ammortizzare i costi. In soldoni ci si dà appuntamento tot giorno a tot ora e si parte insieme dividendo le spese), proprio Claudio ha pensato di coinvolgere gli altri ragazzi per far si che lo stesso metodo possa essere usato in città, ogni giorno anche per andare al lavoro.

“Per rendere concreta quella che era solo un’idea – spiega Claudio Cimmelli, napoletano di 28 anni – abbiamo capito che serviva la velocità, un’app e un sistema di geolocalizzazione”. E aggiunge: “Sostanzialmente la persona che la mattina si alza per andare al lavoro, prima di uscire di casa dovrebbe aprire l’app che scarica sul suo smartphone, digitare il percorso che deve compiere e vedere quindi quali sono gli automobilisti che si trovano alla stessa ora, nella stessa zona e che devono fare lo stesso tragitto. Con un click ci si dà appuntamento e il gioco è fatto: si viaggia insieme dividendo le spese”.

Certo detta così, la domanda che potrebbe sorgere spontanea è: ma salgo in macchina con un perfetto sconosciuto? In realtà, il team dei cinque soci napoletani a cui si aggiungono due collaboratori catanesi, Amanda Catania e Andrea Angemi, ha pensato anche a questo. Hanno studiato un sistema di sicurezza che garantisca sia la persona che chiede il passaggio sia chi lo dà ma per il momento è top secret.

La versione sperimentale di “I go on” sta per essere rilasciata ma come sempre mancano i soldi per dare uno stimolo in più a questi giovani imprenditori che stanno provando a crearsi un futuro. La spinta iniziale l’ha data loro l’incubatore di Telecom che segue la gestazione di tutte queste idee e che per le più geniali ha stanziato venticinquemila euro cadauna.

Ma servono investitori per una campagna marketing che possa diffondere su larga scala il prodotto. Conti alla mano la cifra di denaro che occorrerebbe corrisponde a 300.000 euro.