PALERMO – Se non è un terremoto, poco ci manca. La candidatura di Gianfranco Miccichè a governatore della Regione Siciliana annunciata dopo il “litigio” in aula con Nello Musumeci ha sparigliato le carte sul tavolo degli equilibri politici nell’Isola, risvegliando anche alle nostre latitudini le tante anime – divise – del Centrodestra.
La designazione del presidente dell’Ars da parte di Forza Italia come propria punta di diamante in vista delle prossime elezioni Regionali era nell’aria da settimane (se non addirittura mesi). La scelta, tuttavia, ha destato non poche perplessità nella Coalizione e tra le fila dello stesso partito berlusconiano.
Centrodestra spaccato
Tra i meno entusiasti l’ex presidente del Senato e fido scudiero del Cavaliere, Renato Schifani, il quale ha parlato apertamente di “violazione” delle regole di partito a causa dei mancati dialoghi con i vertici. Sospeso però il giudizio sullo stesso Miccichè, con cui potrebbe avvenire un confronto a breve.
Tiepida anche la risposta della Lega, con il segretario regionale Nino Minardo che ha rinviato più in là ogni eventuale discussione sull’identikit del candidato ideale da presentare per l’autunno. “Ne riparleremo“, ha affermato il pupillo di Salvini in Sicilia.
Di tutt’altro tenore, invece, l’accoglienza di Davide Faraone, senatore siciliano di Italia Viva già candidato sindaco per Palermo. “Lui ha gli attributi“, ha dichiarato, aprendo così le porte all’estensione del campo. Miccichè e il Centrodestra ascoltano. Renzi pure.
La “reconquista” di Cuffaro
Nel frattempo, lontano dal Centrodestra diviso, si muove il redivivo Totò Cuffaro. L’ex governatore, che da mesi sta riorganizzando la nuova (vecchia) Democrazia cristiana in Sicilia nelle vesti di Commissario regionale, avrebbe già progettato le proprie mosse elettorali per i mesi a venire.
Due le scelte predominanti: un candidato per le Comunali nel capoluogo siciliano e uno per Palazzo d’Orleans, preferibilmente donne. Il tutto per tutto per riportare la “Balena Bianca” in alto, magari non solo nell’Isola.
Primo atto “ufficiale” della “reconquista” cuffariana in Sicilia l’inaugurazione in piazza Bellini a Catania della “Casa della Democrazia Cristiana Nuova”, sede provinciale del partito. Un piccolo “seme” che Cuffaro vorrebbe presto vedere germogliare.
De Luca come Lombardo?
Ma, se da un lato, c’è chi si cimenta in un minuzioso “labor limae“, dall’altra parte qualcuno promette di fare fin da subito fuoco e fiamme.
È il caso – manco a dirlo – di Cateno De Luca (“Scateno” per gli affezionati) che si vede già proiettato a Palermo, con l’intenzione di “rottamare” (termine che non passa mai di moda) l’intera classe politica regionale.
L’ormai ex sindaco di Messina (le sue dimissioni saranno effettive da domani) assicura che la sua candidatura sta facendo “tremare i palazzi” e ha già annunciato la costituzione di un movimento a trazione meridionalista.
Un processo, quest’ultimo, che sembra quasi ricalcare quello messo in piedi anni addietro dall’allora europarlamentare Raffaele Lombardo. Non a caso, la carriera politica del vulcanico De Luca è coincisa con la storia del Movimento per le Autonomie. Nostalgia canaglia o c’è dell’altro?