SICILIA – Sono giorni di riflessione per il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, impegnato a fronteggiare il momento più delicato dell’intera legislatura.
Il tentativo di “golpe” avvenuto nella seduta all’Ars di mercoledì pomeriggio per la nomina dei tre delegati regionali da inviare a Roma per l’elezione del nuovo Capo dello Stato ha provocato un profondo strappo all’interno della maggioranza e ha suscitato, allo stesso tempo, più di un quesito.
La grande ira
Con il piazzamento in terza posizione al termine del voto segreto è esplosa l’ira del governatore, il quale ha visto la propria posizione seriamente minacciata dal punto di vista politico a seguito del particolare “atto di intimidazione“.
Nel videomessaggio registrato a caldo e pubblicato poco dopo sui propri canali social, il numero uno del Governo regionale si è quindi scagliato senza mezzi termini contro quei “scappati di casa” che, a suo dire, gli avrebbero teso l’infima trappola.
Il rinvio
“Il dato politico rimane“, aveva commentato l’ex presidente della provincia di Catania, annunciando di conseguenza un immediato repulisti generale in Giunta al fine di rinsaldare l’esecutivo. La mossa, tuttavia, è stata successivamente congelata a seguito della riunione avuta l’indomani con i suoi assessori.
Ma chi ha tramato alle spalle di Musumeci? Sette od otto sarebbero – secondo i suoi conti – i voti venuti a mancare. L’identikit dei “disertori” corrisponderebbe a un gruppo di deputati che avrebbero inoltrato al governatore “richieste irricevibili“. Una “resa dei conti” in piena regola, dunque.
“Non c’è nessun complotto“, ha ribadito però Gianfranco Miccichè, pompiere della rabbia di Nello da Catania. Ciononostante, il presidente dell’Ars ha lanciato un messaggio nemmeno troppo velato a Musumeci, intimandogli di fare attenzione a quegli “sciacalli” a lui vicini.
Il dialogo
Proprio nelle prossime ore potrebbe essere formalizzato un incontro tra i due alleati che, ultimamente, non sembrano amarsi poi così tanto dopo i flirt con Renzi e le recenti punzecchiature.
Il dialogo avverrà a ridosso della convocazione dell’Ars per l’approvazione del disegno di legge sull’esercizio provvisorio. Il voto, se non verrà ulteriormente rinviato, permetterà alla Regione di sbloccare le spese riposte finora nel cassetto.
La seduta è in programma per martedì 18 gennaio, pochi giorni prima della partenza per l’emiciclo romano. Il tempo stringe e, pertanto, il governatore dovrà tracciare al più presto una linea insieme ai partiti per trovare quei nomi da inserire nella rosa della Giunta rinnovata.