SICILIA – Un settore interamente devastato dalla pandemia, occupazione crollata e tanta preoccupazione per il futuro dopo il Covid: è questo il quadro restituito dal Rapporto annuale sulla ristorazione in Italia relativo al 2020 (e aggiornato a marzo), pubblicato da Fipe Confcommercio (Federazione italiana dei Pubblici Esercizi).
I dati del documento, accompagnato da una nota stampa (disponibile qui) restituiscono il quadro di un settore (e, più in generale, di un’intera economia) “in profondo rosso“. L’occupazione è praticamente ai minimi storici, con 514mila posti di lavoro persi soltanto nel settore “alloggio e ristorazione” (il doppio rispetto all’intero periodo 2013-2019), oltre il 97% delle imprese ha registrato un calo di fatturato nel 2020 e per 6 ristoratori su 10 la pandemia ha provocato una riduzione del volume d’affari di oltre il 50% in appena un anno. Non si va più molto al ristorante o al bar (per tanto tempo, inoltre, non è stato possibile farlo) e questi sono i risultati.
La fiducia è ai minimi storici: ristori inutili o poco efficaci per la maggior parte degli imprenditori (l’89,2% secondo una ricerca di Fipe-Format Research), nuove imprese già in difficoltà e futuro troppo incerto e determinato dall’andamento dell’emergenza Covid.
Anche per il 2021, come il 2020, si prevede un calo di fatturato e c’è chi non vede possibilità di una ripresa prima del 2024. Nonostante tutto, con la zona gialla (potenzialmente bianca per molte Regioni a partire dalle prime settimane di giugno) e le norme anti-Covid si prova a ripartire in sicurezza, ponendo la massima attenzione all’igiene e ai servizi offerti.
“Dal primo lockdown ad oggi, gli imprenditori dei Pubblici Esercizi hanno vissuto una vera e propria odissea, dovendo fare i conti con il crollo del loro fatturato, l’impossibilità a pianificare la loro attività e una diffusa sensazione di accanimento dei provvedimenti, non giustificato dai dati, nei loro confronti. Ai primi 70 giorni di chiusura forzata, si sono aggiunti altri mesi di confusione normativa collegata all’interpretazione delle prescrizioni da adottare per l’esercizio delle attività, per poi cominciare, subito dopo l’estate, con il valzer dei colori: un caos istituzionalizzato che permane, a un anno dall’avvio della pandemia e a ormai 6 mesi dall’avvio della campagna vaccinale. Eppure, nonostante tutto questo, l’85% degli imprenditori ha sostanzialmente fiducia di tornare in futuro ai livelli pre-pandemia, senza tuttavia l’illusione di tornare quelli di prima: gli imprenditori del settore hanno già cominciato un profondo processo di ripensamento e innovazione“, spiega Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio.
Le novità su riaperture e coprifuoco nelle prossime settimane influenzeranno molto l’impresa del settore e si spera in un miglioramento entro la stagione estiva.
Per quanto riguarda la Sicilia, che di ristorazione vive da anni, sono ben 837 (71 di capitali, 137 di persone e 627 ditte individuali) le attività che si sono viste costrette ad abbassare definitivamente le serrande nel 2020. Ben 472 i ristoranti e le attività di ristorazione mobile (43 società di capitali, 72 di persone, 355 ditte individuali) che hanno cessato la propria attività. Mense e catering non se la cavano meglio, purtroppo, con un rapporto nati-mortalità pari a -4.
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