Robot barman italiani a Las Vegas

Robot barman italiani a Las Vegas

Si chiama Rino Armeni ed è un imprenditore italiano in America. Ha avuto l’idea di sostituire otto camerieri in carne e ossa con due robot e ci è riuscito. CEO di Robotic Innovation e, contemporaneamente, ristoratore affermato, Armeni è il primo nel settore ad aver tentato una simile strada. Al Tipsy Bar di Las Vegas ordinare è divenuto un gioco da ragazzi: ogni cliente invia la comanda dall’iPad incorporato nei tavolini, i robot barman la ricevono, prendono le bottiglie, ne versano il contenuto, preparano il cocktail e lo servono al bancone. E sono anche più veloci dei loro colleghi umani: servono circa 120 bicchieri l’ora e 60 diversi tipi di cocktail.

Ovviamente non sono mancate le critiche da parte degli imprenditori locali che, agguerriti, sostengono di vedere tolte opportunità ai lavoratori. Secondo una ricerca del professor Paul McClure, dell’Università Baylor del Texas, «l’incremento della robotica e dell’intelligenza artificiale ha aumentato l’ansia legata alla disoccupazione e all’insicurezza finanziaria al livello globale». Lo scorso 4 settembre migliaia di operai e dipendenti dei fast food sono scesi in piazza tra sit-in, flash mob e cori per la giornata mondiale contro la meccanizzazione delle aziende. La Repubblica scrive che si tratta di una «campagna internazionale che coinvolge i sindacati nazionali affiliati alla IUF (Associazione internazionale dei Sindacati del settore ristorazione, alberghi, catering), cui aderisce anche la Filcams-CGIL». Intanto, negli States, dal Tipsy Bar Rino Armeni sostiene che i suoi due robot barman siano nati più come un’attrazione che per sostituire gli esseri umani.

«I clienti – dichiara l’imprenditore – finora hanno apprezzato, anche se qualche nostalgico sottolinea come, fra un drink e l’altro, non possa sfogarsi con i robot e non ricevere nessun consiglio».

Alberto Molino