TRAPANI – I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Trapani, in esecuzione di provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Trapani nella persona del Dott. Antonio D’Antona, hanno eseguito una perquisizione dell’abitazione di due coniugi di origine cinese residenti ad Alcamo (gli imprenditori D.G., di 56 anni e Y.C., di 57, entrambi nati a Zhejiang), uno amministratore unico di una S.r.l. e l’altro titolare della omonima ditta individuale, cessata nel 2017, ambedue operanti ad Alcamo nel settore della distribuzione all’ingrosso di articoli per la casa.
Tale provvedimento è stato emesso a seguito di approfondite attività d’indagine poste in essere dal Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Trapani nei confronti di due soggetti economici gestiti da soggetti di nazionalità cinese, le quali hanno consentito di disvelare un meccanismo di frode finalizzato a sottrarre al pagamento di imposte sui redditi e sul valore aggiunto un ammontare complessivo di oltre tre milioni di euro – di cui più di due già iscritti a ruolo -.
Nello specifico, i due imprenditori di etnia cinese hanno trasferito gli asset della ditta individuale, particolarmente indebitata nei confronti del fisco, poco prima della sua formale chiusura, a una Srl riconducibile agli stessi, attraverso una simulata cessione di un ramo d’azienda; in questo modo, la nuova società si è posta in perfetta continuità con la ditta individuale in relazione all’attività economica esercitata e in relazione ai cospicui utili che ne sono derivati, grazie anche ai prezzi particolarmente convenienti che potevano essere praticati per effetto dell’evasione fiscale. Infine, pur presentando formalmente tutte le dichiarazioni fiscali previste dalla legge, hanno evitato accuratamente di versare anche un solo euro nelle casse dell’erario. Per tale comportamento gli imprenditori sono stati indagati per il reato di cui all’art.11 del D. Lgs. n.74/2000 (sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte).
Nel corso delle perquisizioni svolte nei confronti dei due indagati è stato trovato e sequestrato denaro contante per oltre 70mila euro in banconote di piccolo taglio; mentre nella sede dell’esercizio commerciale è stato identificato un cittadino cinese, impiegato clandestinamente come lavoratore dipendente. Nei confronti di quest’ultimo è stata attivata la procedura di espulsione con la collaborazione dell’Ufficio Immigrazione della locale questura.
Nel corso della perquisizione nell’abitazione degli indagati sono stati trovati, all’interno di un acquario, un rarissimo esemplare di pesce drago (nome scientifico “Scleropagus Formosus”), e una razza di acqua dolce, i quali erano detenuti in spregio delle convenzioni internazionali relative la salvaguardia di specie animali in via di estinzione. Il possesso del pesce drago, secondo la cultura orientale, è indice di agiatezza economica e preminenza sociale, basti pensare che il valore di commercio al mercato nero di questa razza esotica arriva, per alcuni esemplari, a oltre 300mila dollari.
Le operazioni di sequestro degli animali sono avvenute avvalendosi della preziosa collaborazione del Nucleo C.I.T.E.S. del carabinieri di Trapani. Quanto sottoposto a sequestro, condiviso in toto dal pm procedente, è stato convalidato dal gip del Tribunale di Trapani nella persona della Dott.ssa Caterina Brignone.
Il raggiungimento di tale risultato conferma l’importante funzione di presidio della Guardia di Finanza a tutela degli imprenditori rispettosi delle regole del mercato, inserendosi nella linea strategica di assicurare il recupero di ogni somma o bene frutto, oggetto o provento di condotte illecite.