Sabato pomeriggio, dopo una fantastica qualifica, sembrava tutto apparecchiato per una domenica da sogno per la Mercedes. Valtteri Bottas conquista una strepitosa pole position, piazzandosi di pochissimi millesimi davanti al compagno di squadra, Lewis Hamilton. Un pomeriggio da coronare anche per la retrocessione di 3 posizioni del Ferrarista Sebastian Vettel per aver ostacolato, durante la Q2, la Renault di Carlos Sainz.
La strategia, per la domenica austriaca di Spielberg, era abbastanza chiara: partire bene e gestire la corsa. Ed effettivamente, all’inizio tutto era andato per il meglio, nonostante i tentativi di Kimi Raikkonen di inserirsi. Hamilton primo, a far crollare pian piano il tempo del giro più veloce, Bottas secondo a guardargli le spalle.
Al 14° giro, però, le cose cominciano ad andar male. La Mercedes di Bottas perde potenza improvvisamente, costringendo il finlandese al ritiro. I commissari optano per la Virtual Safety Car, di cui ne approfittano Ferrari e Red Bull per cambiare le gomme. Una strategia che si rivelerà vincente, a differenza di quella della Scuderia tedesca, che più volte si è scusata con Hamilton.
Il campione del mondo inglese, infatti, rientra solo al 26° giro, e torna in pista in quarta posizione, a sandwich tra le “Rosse” di Raikkonen e Vettel. Nonostante la rapidità e l’utilizzo di una gomma più fresca rispetto a quella degli avversari, la gara comincia a prendere una piega diversa.
Lewis accusa lo stress, mentre Vettel, prima lontano 5 secondi, si avvicina e lo sorpassa in modo strepitoso, sfruttando tutta la pista. Un sorpasso in pista che si riflette anche nella classifica piloti e costruttori, dopo il clamoroso ritiro del campione del mondo della Mercedes al giro 64.
L’Austria, quindi, ha palesato che in Mercedes “qualcosa si è rotto”, sia in termini puramente meccanici, sia strategici. Dal muretto dei box, infatti, nessuno ha saputo reagire al ritiro di Bottas, decidendo il rientro immediato Hamilton, poi superato dalla concorrenza.
Altro problema quello della gestione delle gomme. Ferrari praticamente perfetta, alla quale è bastata un’unica sosta. Difficoltà, invece, per Red Bull e Mercedes, costrette alla doppia sosta con Daniel Ricciardo e Lewis Hamilton, a causa del blistering (bolle d’aria che si formano nella parte interna della gomma a causa dell’eccessivo riscaldamento).
Infine, l’affidabilità. Quella che, questa volta, sembra essere mancate alle monoposto inglesi. I due piloti, infatti, sono costretti al ritiro per problemi meccanici, che mettono a nudo qualche limite nelle power unit delle Frecce d’Argento. Già dalla scorsa gara, infatti, Hamilton ha più volte provato a risparmiare il motore, per evitarne la rottura.
Un’aspetto che mette ancora più in risalto il lavoro portato avanti dal “Cavallino”. Macchina perfetta e power unit molto performante (e affidabile, soprattutto), fino a questo momento. E non è un caso, infatti, che in Austria tutte le 6 monoposto motorizzate Ferrari hanno concluso la gara (le due Ferrari, le due Haas e le due Alfa Romeo Sauber).
La Scuderia Italiana balza al primo posto della classifica costruttori (247 punti), proprio a discapito della Mercedes (237). Primo posto anche per Sebastian Vettel, avanti ad Hamilton per un solo punto (146 contro 145).
Strategia, monoposto, tranquillità: la Mercedes ha accusato il colpo. Ma Silverstone, pista di casa di Hamilton e favorevolissima alla monoposto tedesca, è vicina e il tempo per riprendersi non manca.