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Cristiano Ronaldo, Neymar, Benzema, Kante, Mané: sono solo alcuni tra i più grandi calciatori che, da qualche anno, hanno deciso di abbandonare l’Europa del calcio per stabilirsi in Arabia Saudita, dopo essere stati sommersi da contratti faraonici. Ma questa, in realtà, rappresenta soltanto la punta dell’iceberg, o per meglio dire degli investimenti attuati dal regno con il denaro del fondo PIF. È già dal 2018 che la Supercoppa italiana si intrattiene in terra saudita grazie ad un accordo stabilito con la Lega Calcio Serie A. All’inizio del 2025 le 4 squadre antagoniste ovvero Juventus, Milan, Inter, Atalanta, si sono scontrate in trasferta giocandosi un trofeo nazionale di fronte a degli spettatori che, per usare un eufemismo, non sono propriamente vicini alle dinamiche delle nostre squadre. Nonostante ciò, ad oggi, le attese non sono state confermate visto la scarsa partecipazione del pubblico saudita sia in passato sia attualmente. Questo però non ha fermato l’ambizione del regno che circa 4 anni fa ha rilanciato divenendo proprietaria di uno dei più antichi club inglesi: il Newcastle United. Ciò ha consentito immediatamente investimenti per oltre 170 milioni, garantendo ai
Magpies una rapida scalata al vertice della Premier League e un ritorno in Champions League che mancava da circa vent’anni. Ma qual è l’obiettivo ultimo dell’Arabia? L’apoteosi di questa operazione di sportwashing verrà probabilmente raggiunta con l’assegnazione, ufficiosa ma presto ufficiale, dei mondiali di calcio del 2034. Non è solo il calcio però ad essere entrato nel mirino del fondo PIF. Trentatré sono infatti gli accordi che sono stati conclusi con i massimi vertici organizzativi del golf e che vedono il regno possedere il circuito LIV Golf. Altri 34 accordi sono invece stati posti in essere nell’ambito dei motori grazie ad Aramco, che rappresenta uno dei principali sponsor della Formula 1.
La mega operazione di sportwashing che l’Arabia Saudita sta portando avanti sembra bypassare tutti gli scheletri nell’armadio che il regno inevitabilmente ha tentato di nascondere sotto la sabbia del proprio deserto. Nello specifico, il riferimento va al tema dei diritti umani. Spesso infatti, rimanendo nel mondo dello sport, gli atleti portano avanti campagne di sensibilizzazione in merito, ad esempio, al tema dei diritti degli omosessuali. Dal proprio canto il regno e Bin Salman proseguono imperterriti il proprio piano programmatico. Se da un lato gli investimenti nello sport consentiranno lo sviluppo del mondo dell’entertainment, dall’altro nuove fonti di reddito verranno stimolate dalla presenza di main sponsor che agevoleranno la progressiva diminuzione dalla dipendenza del greggio. Aspetto che farà anche in modo di gettare fumo negli occhi a chi, colpito dalle strutture avanguardistiche e dai grandi show, dimenticherà facilmente di trovarsi in un paese che ancora oggi presenta restrizioni sociali.
Caruso Chiara – II C – Convitto Nazionale “Mario Cutelli” – Catania