Tumore mammario: test su 70 geni utile per guidare la terapia

Tumore mammario: test su 70 geni utile per guidare la terapia

I risultati di un esame basato su una firma di 70 geni (70-GS) può influenzare le raccomandazioni sul trattamento adiuvante per le pazienti con tumore mammario in fase precoce classificato a medio rischio mediante un test su 21 geni (21-GA).

Secondo Hatem Soliman del Moffit Cancer Center di Tampa, autore di uno studio su 840 pazienti, l’impiego di test genomici nei tumori mammari ER-positivi HER2-negativi in fase precoce è divenuto una pratica standard per la selezione delle pazienti per la chemioterapia adiuvante.

Sussistono ancora alcune situazioni in cui il test genomico iniziale non fornisce risposte chiare. In questi casi, medico e paziente possono necessitare di ulteriori informazioni per guidarli, come nel caso di un “secondo parere”, ma la strategia suggerita è costosa e dovrebbe essere perseguita soltanto nei casi in cui le informazioni clinico-patologiche ed il test genomico iniziale sono equivoci.

Secondo alcuni esperti, è ignoto se la sopravvivenza migliorerebbe con il cambiamento della terapia per le pazienti individuate dal test 70-GS, ed inoltre l’espressione proteica non è sufficiente per definire i processi di segnalazione all’interno delle cellule, né una singola misurazione statica è abbastanza solida da prevedere la sopravvivenza a lungo termine o le tempistiche delle recidive, ossia le variabili alle quali le pazienti sono davvero interessate.

È auspicabile che la valenza dell’adattamento della terapia non sia stata sovrastimata dal presente studio, dato che molti dati sugli esiti devono ancora essere raccolti. Infine, il test 70-GS elimina la categoria a medio rischio individuata dal test 21-GA che sinora aveva dato diversi problemi dal punto di vista delle scelte terapeutiche, ma non è ancora noto se si tratti di una categorizzazione efficace oppure di una semplificazione arbitraria sulla base degli esiti per le pazienti, che in sostanza devono ancora essere stimati. (JAMA Oncol online 2017, pubblicato il 26/10 doi:10.1001/jamaoncol.2017.3470)