Prevenire e promuovere la salute

Prevenire e promuovere la salute

Molti sono i limiti per poter realizzare una buona prevenzione delle malattie, perché molti sono i fattori che determinano il benessere e lo stato di buona salute che sono al di fuori dello stretto campo di azione della medicina.

Tanti obiettivi, quindi, sfuggono in quanto fuori dal controllo del medico; tuttavia, per raggiungere dei risultati concreti occorre aumentare la consapevolezza politica sulle questioni da centrare. La buona salute e la prevenzione delle malattie non è in verità un valore affidato solo ai medici, anche se il medico di medicina generale, in particolare, è portato ad occuparsene a fondo, nei quotidiani contatti con le persone apparentemente sane che frequentano il suo studio.

Per potere, tuttavia, realizzare questo risultato è importante una organizzazione del lavoro che faccia recuperare ai medici il tempo e le risorse necessarie. Fra le tante cose da valutare con la giusta attenzione in campo preventivo vi sono le condizioni socioeconomiche, quelle culturali, l’ambiente di lavoro, l’occupazione, lo smaltimento dei rifiuti, l’ambiente abitativo e lavorativo delle persone. Molteplici condizioni morbose, infatti, potrebbero essere prevenute agendo, oltre che sul rischio personale dell’individuo, anche su quello ambientale e lavorativo, intervenendo in tal guisa anche sulla popolazione.

La medicina generale in merito sta tentando una trasformazione, sul piano organizzativo, importante per potere realizzare i cambiamenti necessari, strutturali, allo scopo di soddisfare i bisogni di assistenza della gente sempre più complessi e crescenti sia sul piano diagnostico e delle cure che sul piano preventivo.

Il miglioramento della qualità delle cure e l’evoluzione dello scenario epidemiologico hanno comportato, come è a tutti noto, un aumento della aspettativa di vita con incremento delle cronicità, degli anziani e delle fragilità. Per garantire la sostenibilità del servizio pubblico e l’universalità della tutela della salute è urgente la creazione di una rete sociale e sanitaria che abbia le caratteristiche di efficacia ed appropriatezza.

La vera sfida della medicina generale è quella di riuscire a costruire veramente il secondo pilastro della sanità pubblica nel territorio, rispondendo alle esigenze di presa in carico dei cittadini ammalati. Solo così il medico di famiglia potrà diventare realmente il perno di una risposta integrata, idonea a coniugare la qualità delle cure con le risorse a disposizione.

Stiamo lavorando per superare l’isolamento della categoria, tentando di ridefinire una organizzazione del lavoro che sia integrata con un sistema che purtroppo è marginalizzante il ruolo del medico nel territorio. Necessita, a tutti i costi, la definizione di un medico di medicina generale che sia riconosciuto da tutti attore motivato, un medico che contribuisca concretamente alla costruzione di percorsi di diagnosi e cura, che possa assicurare qualità e continuità delle cure, protagonista finalmente di una sanità di iniziativa, che non aspetta più la malattia, ma la previene, un medico di famiglia che identifica gli obiettivi da raggiungere, cogliendoli con efficacia.

Uno dei più importanti obiettivi che dovrà essere raggiunto è quello di massimizzare i risultati che vogliamo ottenere riducendo al minimo possibile i costi. È questa la più diretta ed in fondo semplice definizione della appropriatezza, da tutti ricercata, che non è altro che un aspetto fondamentale della qualità dell’assistenza sanitaria alle persone. Nel valutare la appropriatezza, specie nell’uso dei farmaci, bisognerà confrontarsi con gli standard predefiniti, costruiti sulla migliore evidenza scientifica disponibile. Potrà, naturalmente, un buon medico scostarsi, nel singolo paziente, dai comportamenti collaudati e definiti, tuttavia potendo tale situazione essere un segno di non appropriatezza, si dovrà sempre essere in grado di dimostrare che si è fatto ciò che è giusto per quella persona in relazione alla sua specificità. Non essere appropriato potrebbe essere somministrare un farmaco di seconda scelta in una determinata condizione patologica, ma anche prescrivere in eccesso o in difetto cioè quando, per esempio, non si prescrive un farmaco di comprovata efficacia in malati che potrebbero averne un beneficio. Se si tratta poi di poter prevenire complicanze di malattie come le cardiovascolari, che rappresentano la principale causa di morte, è oltremodo rilevante sia sul piano sanitario che sociale effettuare ciò che scientificamente è possibile fare, senza esitazione, col massimo impegno. Risulta essenziale, quindi, per ogni professionista valutare il livello di appropriatezza allo scopo di avere gli elementi necessari a sostegno delle strategie di volta in volta usate per ridurre gli eventi prevedibili con i conseguenziali elevati costi sia sanitari che sociali.

La medicina generale costituisce la chiave della prevenzione in quanto unica “specialità”medica che fornisce assistenza completa e continuativa sia all’individuo che alla sua famiglia, senza considerare l’azione sull’intera comunità. Siamo primo punto di contatto col sistema sanitario, ad accesso facile e libero, illimitato, che tratta tutti i problemi facendo uso di risorse sanitarie limitate e gestendo il rapporto con gli specialisti utilizzando un approccio centrato sulla persona, orientato alla famiglia ed alla comunità. Si è responsabili di problemi acuti e cronici, ci si occupa anche delle persone sane o apparentemente tali, sviluppando conoscenze e competenze sulla diagnosi precoce e sulla prevenzione.

Ci si deve occupare anche di educazione terapeutica. Da quanto appena accennato è evidente che non può essere più usata solo la pur importante medicina di opportunità la quale riguarda solo le persone che vengono volontariamente allo studio per altri problemi ,a volte solo di natura burocratica, ma deve essere sviluppata in maniera organizzata la medicina di iniziativa e l’approccio di massa sulla comunità per quanto riguarda la prevenzione e la promozione di opportuni stili di vita ad oggi forse un po’ trascurate.

Non più solo medicina di attesa e di opportunità, riorganizziamo il sistema territoriale per potere vincere le difficili sfide cui siamo chiamati per le quali abbiamo conoscenze e competenze ma non l’organizzazione e le risorse necessarie.

Domenico-Grimaldi