Depressione post partum

Depressione post partum

La depressione post partum (DPP) o depressione puerperale è un disturbo che colpisce, con diversi livelli di gravità, dall’8 al 12% delle neomamme ed esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª  settimana dopo la nascita del figlio.

La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono. Inoltre, un sentimento ricorrente tra le neomamme, che si trovano a dover affrontare questo problema, è la vergogna mista a senso di colpa. Nel sentire comune si dà infatti per scontato che una neomamma debba essere felice in ogni istante. Si tratta di un falso mito. La paura di essere considerate delle madri inadeguate, alimentata da aspettative poco realistiche, può portare le donne a sentirsi colpevoli e ad essere poco inclini a cercare aiuto, dimenticando che occorre tempo per adattarsi alla maternità.

È bene ricordarlo: genitori non si nasce, si diventa.

La DPP rappresenta un problema di salute pubblica di notevole importanza, se si considerano la sofferenza soggettiva della donna e dei suoi familiari, nonché le limitazioni e i costi diretti e indiretti dovuti alla compromissione del suo funzionamento personale, sociale e lavorativo.

In Italia si può stimare che su 576.659 nascite all’anno almeno 46.000 donne possono soffrire di DPP (dati ISTAT 2008).

Il disturbo interferisce anche con le abilità della donna nell’instaurare un interscambio di comportamenti e di emozioni con il suo bambino. Il 67% delle madri depresse riferiscono, infatti, difficoltà di interazione e attaccamento. L’interscambio è stato riconosciuto come essenziale per un’efficace relazione madre-bambino, capace di prevenire le conseguenze a lungo termine sullo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo del bambino.

La DPP deve essere distinta dalla cosiddetta psicosi post partum, detta anche psicosi puerperale, un disturbo molto raro e più grave nelle sue manifestazioni. Le donne che ne soffrono presentano stati di grande confusione e agitazione, gravi alterazioni dell’umore e del comportamento, spesso allucinazioni e deliri. Questi stati sono molto rari.

La DPP va distinta anche da una reazione piuttosto comune, denominata “baby blues” (“blues” significa malinconia), caratterizzata da una indefinibile sensazione di malinconia, tristezza, irritabilità e inquietudine, che raggiunge il picco 3-4 giorni dopo il parto e tende a svanire nel giro di pochi giorni, generalmente entro i primi 10-15 giorni dal parto. La sua insorgenza è dovuta principalmente al drastico cambiamento ormonale nelle ore successive al parto (crollo degli estrogeni e del progesterone) e alla spossatezza fisica e mentale dovuta al travaglio e al parto e può verificarsi in oltre il 70% delle madri.

Il trattamento della depressione nel post partum si basa principalmente su interventi di tipo farmacologico analoghi a quelli utilizzati in caso di disturbo depressivo maggiore, affiancati da strategie di supporto indirizzate a migliorare la qualità di vita della donna e metterla nelle condizioni ottimali per superare il periodo critico.

I farmaci più utili contro la depressione nel post partum sono gli antidepressivi, ormai disponibili in numerose formulazioni e varianti di dosaggio, che il medico può scegliere in relazione alla tipologia e alla gravità del disturbo presente e alle caratteristiche del paziente. I farmaci antidepressivi sono rimedi affidabili ed efficaci nella stragrande maggioranza delle pazienti. Tuttavia, dal momento che la risposta alle diverse molecole può variare molto da persona a persona potrà essere necessario provare due o tre farmaci differenti prima di riuscire a individuare l’antidepressivo più adatto nel singolo caso. Per poter stabilire se il farmaco antidepressivo scelto è efficace bisogna assumerlo per almeno 2-3 settimane perché l’effetto terapeutico diventa evidente soltanto dopo un certo tempo di assunzione regolare, ai dosaggi indicati dal medico.

Strategie di supporto. Il marito e i familiari in genere possono fare molto per aiutare la neomamma affetta da depressione nel post partum a superare il periodo critico. In primo luogo, dal momento che il sonno ha un’influenza notevole sul tono dell’umore, si dovrà organizzare l’accudimento del bambino in modo che la mamma possa dormire tranquilla per almeno 6-8 ore ogni notte. Quindi, dovranno essere il marito o una persona di supporto ad alzarsi per dare da mangiare al bambino o calmarlo se piange durante la notte. Anche di giorno, poi, la mamma andrà aiutata, cercando di alleviarle il carico di lavoro e lo stress associato alla cura del bambino o alla gestione della casa ed evitando di farla stancare eccessivamente. Un altro aspetto importante è mantenere un atteggiamento sereno e non farle pesare gli effetti che la sua condizione può avere sulla vita menage familiare.

Per quanto possa sembrare strano, almeno in una prima fase, la donna con depressione nel post partum (come tutti i pazienti depressi) non deve essere stimolata a dedicarsi ad attività generalmente ritenute piacevoli, come per esempio passeggiare, fare shopping o andare al cinema. Finché l’effetto dei farmaci antidepressivi non si è consolidato e l’umore non migliora, la persona depressa non è in grado di reagire in modo positivo alle sollecitazioni: spronandola a impegnarsi in una qualsiasi attività, non si fa altro che peggiorare la situazione, facendola sentire ancora più inadeguata.

A scopo preventivo e, insieme ai farmaci, durante l’episodio depressivo, per la mamma può essere utile avvalersi di un supporto psicologico o partecipare a gruppi di auto-aiuto in cui donne affette da depressione nel post partum o a rischio di svilupparla mettono a confronto le proprie esperienze.