Ad oggi l’intervento di ernioplastica inguinale risulta il piu eseguito al mondo. L’ernia inguinale è la fuoriuscita, a livello dell’inguine e precisamente in direzione del cosiddetto canale inguinale, di un viscere, o di una parte di esso, dalla cavità addominale che normalmente lo contiene. Tale fuoriuscita è dovuta ad un cedimento della parete muscolare del basso addome con formazione di una tumefazione localizzata, il più delle volte ben visibile, che aumenta di volume in maniera significativa in stazione eretta o per aumento della pressione intra-addominale ad esempio durante accessi di tosse. A soffrirne sono prevalentemente soggetti di sesso maschile, con una frequenza da 7 a 10 volte superiore a quella delle donne.
Secondo le ultime ricerche statistiche più di 25 uomini su 100 soffrono almeno una volta nella loro vita di tale disturbo. Questa diversità è legata a differenze anatomiche relative alla conformazione del canale inguinale, che nell’uomo è attraversato da vasi e nervi diretti al testicolo omolaterale, risultando perciò molto più vulnerabile rispetto a quello femminile, che è costituito soltanto dal legamento rotondo e da un’estroflessione del peritoneo, il cosiddetto canale di Nuck.
Generalmente i sintomi di un’ernia inguinale sono dolore, senso di tensione e peso in corrispondenza della tumefazione. L’entità del dolore aumenta se l’erniazione va a comprimere le terminazioni nervose o le strutture vascolari della parte di intestino fuoriuscito dalla breccia inguinale. Nei casi più gravi può verificarsi lo strangolamento della porzione di viscere erniata con conseguente ischemia, necrosi e perforazione del viscere e infiammazione di tutta la cavità addominale (peritonite), che richiede un intervento chirurgico immediato con eventuale resezione intestinale. Per tale motivo è opportuno considerare il trattamento chirurgico prima di eventuali complicanze.
La chirurgia tradizionale a cielo aperto offre ormai diverse tecniche chirurgiche, eseguibili in anestesia loco-regionale o spinale, che consentono la riparazione del difetto erniario a seconda delle caratteristiche anatomiche, mediante l’uso di protesi in materiale biocompatibile modellabili in base all’entità del difetto erniario. La recidiva rimane comunque un’eventualità non trascurabile, malgrado l’uso delle protesi biocompatibili ne abbia abbassato il tasso a meno dell’1%. La chirurgia mininvasiva laparoscopica viene in aiuto alle tradizionali tecniche chirurgiche open che presentano dei limiti oggettivi nella riparazione delle ernie inguinali recidive, cioè la ricomparsa del difetto erniario dopo la riparazione chirurgica. In questi casi l’intervento chirurgico open diventa più complesso poiché l’anatomia del canale inguinale è sovvertita dai processi fibrocicatriziali determinati dal precedente posizionamento della protesi. Poiché la tecnica laparoscopica prevede la riparazione per via posteriore (dall’interno), evitando di passare attraverso la cicatrice del pregresso intervento, quindi lavorando su piani anatomici conservati, rappresenta sicuramente il GOLD STANDARD, ossia la metodica migliore nel trattamento delle ernie recidive, specie se plurirecidive. Inoltre la chirurgica laparoscopica miniinvasiva trova indicazione nel trattamento delle ernie inguinali bilaterali, permettendo la riparazione di entrambi i difetti di parete nel corso di un unico intervento, senza ricorrere a grandi incisioni, invece richieste dalla chirurgia tradizionale “a cielo aperto”.
Ernia inguinale bilaterale. L’ernioplastica laparoscopica può essere eseguita con due approcci diversi, per via trans-addominale preperitoneale (TAPP), nella quale la protesi introdotta in cavità addominale viene applicata in sede preperitoneale mediante un’incisione del peritoneo parietale, e per via extraperitoneale (TEP), mediante accesso laparoscopico diretto preperitoneale ed il posizionamento della protesi nella sede dell’ernia.
TAPP. In entrambe le tecniche, l’accesso laparoscopico viene eseguito tramite tre incisioni di un centimetro, sufficienti a introdurre l’ottica e gli strumenti chirurgici necessari al ricollocamento del viscere erniato e alla riparazione del difetto. La protesi, in materiale biocompatibile, a seconda delle preferenze del chirurgo, viene fissata alla parete addominale con mezzi meccanici (spirali in titanio, viti riassorbibili) o colle (biologiche). L’intervento viene eseguito in anestesia generale. Le ultime frontiere della chirurgia laparoscopica miniinvasiva consentono di eseguire questo tipo di intervento attraverso una singola incisione di pochi centimetri in corrispondenza dell’ombelico (SILS). I criteri di selezione dei pazienti che possono essere sottoposti ad intervento laparoscopico in regime di Day hospital sono quelli riportati nella Letteratura Scientifica Internazionale ed includono: basso rischio anestesiologico (ASA I e II) e assenza di reazioni avverse a precedenti procedure anestesiologiche.
I benefici, ormai riconosciuti alla chirurgia miniinvasiva laparoscopia, consistono nel recupero post-operatorio immediato caratterizzato da una pressoché totale assenza di dolore, da una più rapida ripresa della deambulazione che permette al soggetto di tornare a casa il giorno stesso o quello seguente, da un più rapido ritorno alle normali attività fisiche e lavorative, da una diminuzione del rischio di recidiva, pressocchè pari a zero.