Più di 200 milioni d’anni fa un gruppo di animali sviluppò la capacità di produrre da sé il cibo per i propri bambini. Ogni mammifero produce il latte più adatto alle esigenze particolari della propria prole, ne deriva che i latti dei vari mammiferi non siano tra loro intercambiabili. In particolare, molto diversi dal latte umano sono i latti di mucca o di asina o di capra proposti per sostituirlo. Gli attuali latti artificiali in commercio destinati all’alimentazione nel primo anno di vita, pur migliorati rispetto al latte di mucca da cui derivano sono da intendersi come semplici sostituti del latte materno e si limitano a riprodurre in maniera valida, ma inevitabilmente imperfetta, la composizione in nutrienti del latte umano. È fondamentale sapere che le formule lattee non hanno gli elementi ad azione biologica, presenti nel latte umano, quali fattori antinfettivi (anticorpi e leucociti), cellule staminali, antitumorali (HAM- LET, TRAIL), ormoni, enzimi (come la lipasi, che facilita la digestione dei grassi), fattori di crescita dell’intestino (epidermal growth factor, EGF) e del sistema nervoso centrale (nerve growth factor, NGF).
Questa differenza sostanziale di composizione rende plausibile il fatto che una lunga serie di studi, pubblicati negli ultimi 40 anni, mostri che bambini allattati artificialmente sono svantaggiati sotto più punti di vista rispetto a quelli nutriti con latte materno. Un’alimentazione con latte artificiale squilibra il sistema immunitario, modificandolo nel tempo, con maggiore incidenza di malattie immunomediate quali il diabete; l’allattamento al seno offre inoltre il massimo vantaggio per lo sviluppo cognitivo. Il rischio di obesità è ridotto nei bambini allattati al seno per merito della composizione del latte materno, di un equilibrio endocrino differente con minore stimolazione di insulina, in definitiva di una migliore autoregolazione dell’introduzione calorica. In sintesi, è ormai unanimemente accettato che l’allattamento con latte materno sia la norma nutrizionale per il cucciolo della specie umana e che ogni deviazione nutrizionale non giustificata da reali esigenze o da scelta di una madre ben informata rechi una serie di svantaggi, magari non riscontrabili nel singolo individuo, ma ben documentati epidemiologicamente.
Benefici per il bambino: • È sempre igienicamente adeguato, alla giusta temperatura e pronto per l’uso • È costituito da una miscela di sostanze nutrienti perfette • È facilmente digeribile • Protegge dalle infezioni e dall’enterocolite necrotizzante (NEC) del prematuro • Protegge dalle allergie • Protegge dall’obesità e dal diabete • Protegge da alcuni tumori (linfomi, leucemie) • Previene (o ritarda) la celiachia • Modula il sistema immunitario, potenzia le vaccinazioni • Favorisce lo sviluppo intellettivo, emotivo e sociale del bambino • Riduce i problemi ortodontici del bambino • Riduce il rischio di SIDS (morte in culla) • Facilita il rapporto con la madre • Ritarda una nuova gravidanza • Contribuisce a un migliore stato di salute della madre.
Benefici dell’allattamento al seno per mamma e società • Protezione dai tumori della sfera riproduttiva • Protezione contro l’osteoporosi • Pianificazione familiare (LAM • Riduzione dei costi familiari, sanitari e sociali.
Una revisione della letteratura fatta su 47 studi epidemiologici effettuati in 30 Paesi diversi su oltre 147.000 donne ha dimostrato come la riduzione del rischio di cancro al seno sia del 4,3% per ogni 12 mesi di allattamento al seno in aggiunta a un calo del 7% per ogni gravidanza. La lattazione riduce poi il rischio di un altro tumore della sfera riproduttiva, il cancro dell’epitelio ovarico. Le esigenze energetiche aggiuntive per la donna che allatta sono contenute: 580 kcal/die, dal momento che può utilizzare le calorie derivanti dai depositi di grasso accumulati in gravidanza.
È sufficiente una dieta varia e moderata per garantire in allattamento la produzione di un latte adeguato per quantità e qualità. Non serve bere in eccesso, visto che il fabbisogno aggiuntivo in corso di lattazione è di circa 1⁄2 litro d’acqua. L’attività fisica in corso di allattamento al seno è utile. Un’attività fisica materna moderata (circa 45 minuti al giorno, 5 volte a settimana), nell’ambito di usuali attività sportive quali corsa, bicicletta, nuoto, non modifica la qualità del latte materno, mentre si può assistere addirittura a un modesto incremento nella quantità media di latte prodotto senza peraltro pregiudicare la crescita del bambino.
Circa il 7% delle madri ha una crisi di depressione vera e propria nel periodo postpartum, ma la lattazione non ha una responsabilità causale. Non si può negare che ad alcune donne risulti particolarmente gravoso avviare e mantenere un allattamento al seno esclusivo, in particolare per la carenza di sonno notturno. L’allattamento al seno però, quando ha successo, è viceversa per la donna una maniera di affermare le proprie competenze riproduttive e, inducendo un empowerment materno, contrastare la depressione postpartum.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un avvio precoce ed esclusivo dell’allattamento fin da subito dopo il parto. Perché ciò avvenga, poiché la donna partorisce di solito in ospedale, è importante che le pratiche ospedaliere promuovano l’allattamento al seno. Una seconda raccomandazione è che l’allattamento esclusivo sia condotto fino ai 6 mesi compiuti del bambino.
È evidente che non tutte le donne possono allattare (per la presenza di controindicazioni), non tutte vogliono allattare, non tutte riescono ad allattare (limite alla produzione, scarsa crescita del bambino). Puntare all’esclusività al seno è un importante obiettivo, perché garantisce meglio la continuazione nel tempo dell’allattamento al seno e perché esiste un rapporto dose-effetto tra allattamento (durata ed esclusività) e beneficio di salute sia per la madre (es. riduzione del rischio di cancro al seno), sia per il bambino (es. riduzione del rischio di obesità).
Non vi è alcun vantaggio nell’introdurre cibi diversi dal latte materno nell’età compresa tra 4 e 6 mesi di vita, in un bambino la cui crescita risulti adeguata e in cui la madre sia serena e convinta nel continuare ad allattare solo al seno. Naturalmente la crescita andrà, come per tutti i bambini, monitorata, utilizzando le curve di crescita specifiche per i bambini allattati al seno. Dal 6° mese di vita compiuto è suggerita l’introduzione di alimenti complementari, senza smettere di allattare al seno, poiché il latte materno non è più nutrizionalmente sufficiente, in particolare per l’apporto di ferro. È il momento di dare cibi semisolidi e solidi con il cucchiaino, ma non è necessario smettere di allattare al seno.
L’OMS, in maniera concorde con il Ministero della Salute, suggerisce di proseguire l’allattamento al seno parziale e occasionale fino ai 2 anni di vita e oltre, in base al desiderio comune di mamma e bambino. Infatti, il latte materno è nel secondo anno di vita ancora ricco di nutrienti e fattori biologici (es. IgA).