Vasco Rossi, tra sogno e realtà

Vasco Rossi, tra sogno e realtà

È appena finita una di quelle feste che si organizzano nelle calde sere estive di luglio. Finalmente sono sola. Posso ritenermi soddisfatta, il mio dolce è stato apprezzato da tutti: cheesechake di fragole. Ho parlato per ore e con la maggior parte degli invitati del più e del meno ma del nulla in realtà. Estraggo una sigaretta dal pacchetto e mi allontano dagli ultimi vocii che, man mano che avanzo nel balcone della veranda, si allontanano. Fumo. Sono solo io e l’immensità del creato. Nella mia mente riecheggia un brano che canticchio: ”eh noi parliamo spesso si ma è cosi siamo soli e tu non puoi pretendere siamo qui e siamo vivi…”. Siamo vivi e siamo soli, penso. Che contraddizione e che cosa paradossale.

Ricordo ancora quando in radio lo passavo, questo brano di Vasco Rossi mi faceva sempre uno strano effetto, lo stesso di adesso: ho i brividi addosso. Vasco canta per me e per tutti coloro che rivedono la propria vita appesa nelle note musicali dei sui testi, nelle emozioni che si materializzano in ogni parola che si trasformano in sospiri di speranza.

Ho saputo che, in occasione dei festeggiamenti dei suoi 40 anni di carriera, il 1° luglio ha tenuto al Modena Park, al parco Enzo Ferrari, un concerto con oltre 220.000 biglietti venduti piazzandosi al primo posto tra i record mondiali di spettatori paganti per un solo concerto, superando gli A-ha che nel 1991 a Rio de Janiero riunirono 198.000 paganti. Vasco Rossi che con la sua “Vita spericolata” si è trovato spesso nei guai con la giustizia italiana, per la sua ribellione è stato anche bersaglio centrale di alcune critiche mosse dai media, è al tempo stesso carisma e seduzione, perché nei suoi brani c’è l’essenza della vita stessa, c’è il leone che ruggisce ingabbiato dal desiderio di respirare l’aria della libertà, quella stessa che solo la musica può donarci.

Vasco. Che nome strano. Scopro che il padre, camionista. il giorno della sua nascita a Zocca il 7 febbraio del 1952, lo chiamerà cosi per omaggiare un compagno di prigionia in Germania ai tempi della seconda guerra mondiale e la madre, casalinga, appassionata di musica, lo iscriverà ancora molto piccolo a lezioni di canto. L’idea di fondare a Zocca una radio chiamata Punto radio è del 1975 e sarà il trampolino di lancio della carriera di Vasco non solo come showman ma anche come uno dei più bravi Dj. Il mondo della radio è magia e apre porte sconfinate come quella che aprirà a Vasco come cantautore sotto la spinta dell’amico Gaetano Curreri, leader degli Stadio.

A lui dobbiamo la nostra “Albachiara”, che ci ritroviamo a cantare a squarciagola in ogni nostra indimenticabile occasione. Nelle notti folli di quei capodanni passati in spiaggia ad aspettare la nostra alba, quella del nuovo giorno, lui è sempre li, persino quando finisce un amore che come un tramonto va via per lasciare campo alla nascita di un nuovo sole, Vasco c’era sempre.

Sapete… la prima performance di Vasco Rossi al festival di Sanremo risale al 1982 col brano “Vado al massimo”. In quell’occasione successe una cosa molto insolita e divertente nello stesso tempo. Quando finì di cantare si infilò il microfono nella tasca della giacca che gli si sfilò cadendo a terra e creando un gran boato per tutta la sala. Nel 1984 sarà arrestato per possesso di 22 grammi di cocaina dai carabinieri e del panorama musicale solo Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi andranno a trovare l’amico nella speranza di potergli portare un po’ di consolazione. Ma lui lo aveva già fatto. Lui si era già consolato col brano che aveva cucito proprio per questa occasione. ”Va bene va bene così” .

Nel 1987 viene sconvolto dalla notizia della morte del padre. Cala il sipario sulla scena musicale di Vasco che si allontana per alcuni anni per poi riemergere dalle ceneri, come l’araba fenice, col brano “C’è chi dice no”: “c’è qualcosa che non va in questo cielo… io non ci sono tanta gente è convinta che ci sia qualcosa nell’aldilà…”.

Il Vasco Rossi degli anni ’90 è un Vasco maturo e consapevole della sua esistenza, della sua essenza. Del 1996 è il brano “Gli angeli” dedicato all’amico Maurizio Lolli scomparso a causa di una malattia. Vasco prende le distanze da un mondo che per lui non c’è, che non è quello terreno, che fa da limite alla vita stessa, quel mondo cosi lontano ma vicino al tempo stesso che ci separa per sempre, dalla meravigliosa vita sulla terra, quella umana, perché nell’altra non arrivano neanche gli angeli, con le lucciole e le cicale, da dove non si può tornare più.

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Il brano “Sally” è la “Lectio divinae” è quel “tutto un equilibro sopra la follia”, quella stessa dove ci siamo mille volte identificati, ripensando alla nostra vita, a tutte quelle scelte sbagliate che abbiamo fatto e al dolore che a volte si subisce per colpa degli altri. Quante lacrime versate con una radiocuffia in testa con Sally a tutto volume, mentre, davanti, uno spiraglio di luce entrava già nella stanza. È stato lui che ha dato “Un senso” al bellissimo film “Non ti muovere” del 2004 diretto da Sergio Castellitto, capolavoro tratto dal romanzo di Margaret Mazzantini. La nostra è una vita raccontata in ogni brano di Vasco come se lui ci conoscesse singolarmente da “Ti prendo e ti porto via”, a “Sto pensando a te”, ”Una canzone per te” e l’emozionante “Toffee” che sembra catturare attimi eterni vissuti accanto ad una persona che si è amata in un lontano passato e che non ci sarà mai più. E chissà che, un giorno, ci ritroveremo in un bar a bere e a ridere io e te, proprio “Come nella favole” firmate Vasco Rossi.