Sequestro di persona pagato in Bitcoin: un milione di dollari per liberare l’ostaggio

Sequestro di persona pagato in Bitcoin: un milione di dollari per liberare l’ostaggio

Negli anni ’90 il governo italiano per rispondere al crescente numero di sequestri di persona pose in essere alcune misure, tra cui il congelamento dei conti. Lo scopo delle leggi del periodo era quello di evitare evitare che i familiari delle vittime pagassero i riscatti, mostrando così la fermezza dello stato che non si piegava ai rapitori. 

Il caso a cui si è assistito in questi giorni in Ucraina ha dei contorni completamente nuovi: secondo quanto dichiarato a Reuters da un consigliere del primo ministro ucraino, Pavel Lerner, un impiegato di una piattaforma di scambio per cripto valute, sarebbe stato rapito da alcuni malviventi che hanno avanzato una una richiesta di riscatto. Ma la novità sta proprio qui: i criminali avrebbero voluto che il pagamento di 1 milione di dollari fosse effettuato in Bitcoin.

Una modalità che permette la totale anonimità e soprattutto che non può essere tracciata in alcun modo. Impossibile, o quantomeno difficile , sarebbe per le autorità, risalire agli autori del ricatto.

Pavel Lerner è un esperto di Blockchain e analista di una delle società più famose nell’ambito delle criptovalute. L’uomo sarebbe stato rapito durante il Boxing Day (una festa di molti paesi anglofoni) martedì e dopo il pagamento del riscatto sarebbe stato liberato giovedì.

Fino a ora gli atti criminosi che prevedevano l’uso di criptodenaro come riscatto avevano riguardato il recupero di dati di PC hackerati da Ramsoware. I soldi venivano dati ai criminali, appunto, per ricevere i cambio dei codici con cui sbloccare i dati infetti nel pc.

Per la prima volta, quindi, questa procedura è stata effettuata anche per i sequestri di persona. E speriamo sia anche l’ultima.