QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.
“Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia”
Queste sono state le parole utilizzate dalla Presidente del consiglio Giorgia Meloni il 19 Marzo nell’Aula della Camera dei Deputati, dopo aver citato alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, uno dei documenti fondanti dell’Unione europea, come anche della nostra Repubblica e della nostra Costituzione.
Tale vergognoso intervento era volto ad accusare chi, durante la manifestazione a Roma in favore di un’Europa più forte, più unita e più solidale, ha distribuito il manifesto senza averlo, a suo dire, mai letto; tuttavia, il subbuglio da questo scatenato non ha fatto altro che evidenziare ulteriormente le radici politiche della Premier: questa, precedentemente facente parte del Fronte della gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano (MSI), fondato da figure come Giorgio Almirante, infatti, ha affermato chiaramente di non condividere le idee di chi fu mandato al confino dal regime fascista, di cui fece parte lo stesso Almirante, sua grande fonte di ispirazione. È innegabile l’estrema gravità di quanto accaduto per la Democrazia e per l’Europa.
Nel citare e schernire i vari passaggi del Manifesto, Meloni ha deciso strategicamente di estrapolare alcune porzioni di testo dal contesto all’interno del quale erano state inserite, facendole inevitabilmente apparire parecchio controverse.
Tra queste si è focalizzata sull’espressione “Dittatura” utilizzata nel documento. In tale passaggio i tre confinati, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, ripudiano il principio per cui la volontà del popolo vale sempre e comunque, trovandosi in un contesto dove ad aver ottenuto grande consenso popolare erano stati proprio i dittatori, che di fatto, pur con violenze e manipolazioni, erano stati eletti. Pertanto, poiché la volontà popolare era determinata dalla propaganda e dalla repressione, ritenevano necessaria la formazione di una coscienza in grado di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. La “dittatura” del partito rivoluzionario tanto discussa non era quella del proletariato di Lenin, ma un assetto che non permette ai nemici della democrazia, ai poteri autoritari, di costruirla. Il consenso non può dunque divenire uno strumento attraverso cui distruggere la libertà e gli equilibri tra i poteri.
La Premier potrebbe avere formulato tale intervento per due principali motivi: quello di connettersi all’autoritarismo americano e all’idea di Hitler di un’Europa unita, di una “Fortezza Europa”, un presidio pronto a conquistare e civilizzare, o per distogliere l’attenzione dalla questione degli armamenti, su cui non si espone.
Considerando ciò, è giusto giudicare la Presidente Meloni ignorante o molto furba nello sfruttare questa insipienza a suo favore? Che questa sua ignoranza agghiacciante nasconda una tattica?
Alice Ferrara 3^B SCIENTIFICO ORDINARIO- Istituto Liceo Statale Enrico Boggio Lera – Catania (CT)
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