“Palermo chiama Italia” anche per gli alunni del CD FAVA

“Palermo chiama Italia” anche per gli alunni del CD FAVA

MASCALUCIA – L’educazione alla legalità si pone non soltanto come premessa culturale indispensabile ma anche come sostegno operativo quotidiano, poiché soltanto se l’azione di lotta sarà radicata saldamente nelle coscienze e nella cultura dei giovani, essa potrà acquisire caratteristiche di duratura efficienza, di programmata risposta all’incalzare temibile del fenomeno criminale“.

Le parole sopra citate, tratte dalla CM 203/93 del Ministero della Pubblica Istruzione, ci fanno comprendere come l’educazione alla legalità abbia per oggetto la natura e la funzione delle regole nella vita sociale, i valori della democrazia, l’esercizio dei diritti di cittadinanza. Principi questi che oltre ad essere una premessa culturale indispensabile, si pongono come un sostegno operativo quotidiano, perché solo un’azione di lotta radicata saldamente nelle coscienze e nella cultura dei giovani, potrà acquisire caratteristiche di duratura efficienza, di programmata risposta all’incalzare del fenomeno criminale. L’educazione alla legalità, che come è utile ricordare, ebbe formale origine nel contesto storico 1992-’93, in seguito a gravi eventi (quali le stragi di Capaci e via D’Amelio, gli attentati di Milano, Firenze, Roma) acquista ruolo fondamentale nella scuola che voglia confermare fortemente la propria visione educativa, intesa quale promotrice per l’ acquisizione di una coscienza civile e di una cultura del rispetto delle regole di convivenza sociale. Una “Cultura della legalità” intesa come un orientamento a “saper vivere“, attraverso situazioni operative di “ricerca-azione“, in cui gli alunni possano scoprire il senso di responsabilità.

Queste le premesse che hanno definito le linee guida del progetto legalità promosso dal CD FAVA di Mascalucia guidato dal Dirigente Scolastico prof.ssa Maria Gabriella Capodicasa per le classi quinte che quest’anno, nella rappresentanza delle sezioni A, E, F, G accompagnati dalle insegnanti Nelly Sammartino, Giovanna Mazzarino, Giusi Fazio, Di Mauro Maria Carmela, Mariella Di Bella e Marinù Natoli, hanno partecipato alle iniziative commemorative in ricordo della strage di Capaci avvenuta 26 anni fa. Evento commemorativo promosso dal Ministero della Pubblica istruzione, dalla Fondazione Falcone e dalla Polizia di Stato attraverso la campagna “Palermo Chiama Italia”.

Grande l’entusiasmo dei bambini che hanno avuto modo di poter partecipare a momenti di riflessione e attività sul tema della lotta alla criminalità insieme a migliaia di altri compagni giunti da tutta Italia. Memorabile la loro giornata che ha avuto inizio nella storica piazza Magione, (dove sono cresciuti sia Giovanni Falcone che Paolo Borsellino) e che li ha visti impegnati in attività educative e laboratoriali inerenti la tematica legalità. Dopo il pranzo offerto loro dalla Fondazione Falcone i ragazzi hanno preso parte alla manifestazione “Palermo chiama Italia” confluendo nei cortei partiti da via D’Amelio e dall’aula bunker per raggiungere l’albero di Falcone (albero questo che fu posto di fronte all’abitazione del Giudice, all’indomani della strage di Capaci). Qui alla presenza, di alte Cariche dello Stato e dopo la lettura dei nomi delle vittime delle stragi di Capaci e via D’Amelio a cui è seguito un minuto di silenzio da parte di tutti i presenti, i bambini, dopo aver intonato in coro l’inno di Mameli, hanno assistito all’esecuzione del Silenzio in onore e commemorazione dei Giudici Falcone e Borsellino e del personale della scorta, eseguito dalla Polizia di Stato.

Adeguate appaiono in conclusione le parole del Giudice Borsellino che esprimevano:”I giovani e la mafia? È un problema di cultura, non in senso restrittivo e puramente nozionistico ma come insieme di conoscenze che contribuiscono alla crescita delle persone. Fra queste conoscenze vi sono quei sentimenti, quelle sensazioni che la cultura crea e che ci fanno diventare cittadini, apprendendo quelle nozioni che ci aiutano ad identificarci nelle istituzioni fondamentali della vita associata e a riconoscerci in essa“.

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