NOTO – Sessanta mila vittime, più di 45 centri abitati distrutti, tra i terremoti più devastanti della storia dell’umanità e, sicuramente, con la sua magnitudo di 7.7, quello più forte mai registrato nel territorio italiano. Il 9 gennaio del 1693 Val di Noto – circoscrizione amministrativa che si occupò della giustizia, dell’erario e occasionalmente anche delle milizie del Regno di Sicilia dal periodo normanno alla sua abolizione nel 1812 – fu completamente distrutta da un terremoto che decimò la popolazione siciliana. A Catania si registrarono, dopo gli eventi sismici, circa 16mila vittime. Il sisma appena registrato a Ragusa di magnitudo 4.4 fa riemergere brutti ricordi nel cuore dei siciliani.
Nel cuore della notte gli abitanti furono svegliati da un fortissimo tremolio sotterraneo, che registrò il suo epicentro a Melilli, nel Siracusano. Una prima scossa che non provocò chissà quali effetti inizialmente, ma che fu solo l’amaro antipasto di quello che sarebbe successo l’11 gennaio successivo. Una tre giorni di terrore e paura, che si concluse amaramente, con l’ultima apocalittica scossa.
Secondo una stima dell’epoca, sono stati demoliti in tutto 2 vescovadi, 700 chiese, 22 collegiate, 250 monasteri, 49 città. Il numero delle vittime fu incommensurabile, con intere città decimate dall’incredibile scossa. Su 20mila abitanti (ai tempi) di Catania, ne morirono ben 16mila. A Ragusa si registrarono 5mila vittime su 9.950 abitanti.
Un danno umano e artistico-architettonico tra i più devastanti della storia del mondo, italiana e siciliana. Lo sciame sismico con le scosse di assestamento, anche forti, si protrasse ancora per circa due anni. Si parla di circa 1.500 eventi sismici di varia entità. La scossa dell’1 aprile, per esempio, provocò altri danni. Le stime parlano di 93mila morti addirittura, nel resoconto totale. Il terremoto principale si pensa sia partito dal mare.
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