Violenza sulle donne: le parole di Schifani, Mattarella e dell’arcivescovo Lorefice

Violenza sulle donne: le parole di Schifani, Mattarella e dell’arcivescovo Lorefice

SICILIA –I nuovi recenti casi di efferata violenza contro le donne devono farci riflettere su quanto ancora ci sia da fare per la costruzione della cultura del rispetto di genere. Un lavoro che deve vedere insieme istituzioni, politica, scuola e famiglia, uniti per un obiettivo comune“.

Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in occasione della ricorrenza annuale della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.

Le parole di Schifani

Ognuno – ha proseguito Schifani – deve fare la sua parte e la Regione Siciliana metterà in campo tutto ciò che è nelle sue possibilità per essere al fianco delle donne vittime di violenza, ma soprattutto agendo sul fronte della prevenzione di questo fenomeno per l’impatto e la rilevanza sociale che queste forme di prevaricazione hanno nella vita della nostra comunità“.

E ancora: “Quello che serve è prima di tutto un cambio di passo culturale, in una società che deve lasciarsi alle spalle logiche di violenza inaccettabili, per affrancarsi da modelli sociali ed educativi nei quali la prevaricazione maschile verso le donne è ritenuta normale, o quasi, a partire dai piccoli gesti quotidiani“.

Il presidente Schifani ha accolto recentemente l’appello della presidente della Fondazione Bellisario, Lella Golfo, per poter realizzare dei centri antiviolenza in alcuni degli immobili sequestrati alla mafia e assegnati alla Regione.

Il commento di Mattarella

Drammatici fatti di cronaca scuotono le coscienze del Paese. Una società umana, ispirata a criteri di civiltà, non può accettare, non può sopportare lo stillicidio di aggressioni alle donne, quando non il loro assassinio. La pena e il dolore insanabili di famiglie e di comunità ferite sono lo strazio di tutti“.

Sono le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa, alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini“, afferma.

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne richiama tutti a un rinnovato, personale, impegno. Non soccorrono – continua – improvvisate analisi di psicologia sociale a giustificare la persistenza di una piaga che non si riesce a guarire nonostante gli sforzi”.

“Abbiamo bisogno del lavoro delle istituzioni, delle associazioni, del mondo produttivo, della scuola, della cultura, del contributo di ciascuno, per sradicare un fenomeno che tradisce il patto su cui si fonda la nostra stessa idea di comunità“, conclude.

Il presidente della Repubblica aggiunge che “il numero di donne vittime di aggressioni e sopraffazioni è denuncia stessa dell’esistenza di un fenomeno non legato soltanto a situazioni anomale. Ad esso non possiamo limitarci a contrapporre indignazioni a intermittenza. Siamo lontani dal radicamento di quel profondo cambiamento culturale che la nostra Carta costituzionale indica“.

Un percorso in cui le donne e gli uomini si incontrano per costruire insieme una umanità migliore, nella differenza e nella solidarietà, consapevoli che non può esserci amore senza rispetto, senza l’accettazione dell’altrui libertà. Una via in cui le donne conquistano l’eguaglianza perché libere di crescere, libere di sapere, libere di essere libere, nello spirito della Convenzione di Istanbul, alla quale ha aderito l’Unione Europea, segno importante di una visione universale di autodeterminazione e dell’eguaglianza dei diritti delle donne e passaggio decisivo nel delineare il quadro degli interventi contro la violenza di genere“, conclude Mattarella.

L’arcivescovo Lorefice

Anche l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, si è espresso in merito, ricordando anche l’ultimo caso di femminicidio di Giulia Cecchettin.

Oggi in tutta Italia ci interroghiamo su Giulia. Sento dentro di me un dolore profondo. Un dolore di padre e di fratello. Perché Giulia è per ognuno di noi oggi figlia e sorella. Sento lo strazio di questo omicidio crudele, che ha ferito a morte i familiari e gli amici. Avverto lo sgomento dei genitori di chi ha ucciso e spero per lui un processo di intima consapevolezza del male terribile che ha compiuto. Sento che questo strazio è vicino allo strazio della guerra. Perché chi decide di fare la guerra non ha sanato in sé la frattura tra maschile e femminile, tra l’icona del potere e l’icona della vita“, dichiara.

L’arcivescovo si sofferma sulle “vittime delle quali non ricordiamo il nome, così come non sappiamo e forse non teniamo nel cuore il nome delle centinaia di donne oltraggiate dallo stupro, delle migliaia che ogni giorno sono vittime di violenza e maltrattamenti in famiglia, sul lavoro, nei loro tragitti quotidiani, nelle relazioni affettive“.

Le storie di Giulia, uccisa da Filippo, di Carmela, di Roberta, oggi devono ricordarci solo una cosa: non c’è una casa, una scuola, una famiglia o una cerchia di amici che possa considerarsi al riparo, immune dal rischio di un delitto frutto di un collettivo fallimento culturale ed educativo“, specifica.

Non si tratta di accompagnare i figli maschi – sottolinea Lorefice – ma di accompagnarci tutti assieme verso un modo diverso di vivere le differenze, ritrovando la forza dell’essere comunità, del non rimanere isolati e privi di autentico confronto“, eliminandoquella tendenza al dominio, alla prevaricazione dell’uomo nei confronti della donna di cui per secoli è stata intrisa la storia umana“.