SICILIA – “Sono cambiato, ti giuro che non accadrà mai più“. Sono queste le parole con cui gran parte delle donne vittime di violenza si ritrovano costantemente a fare i conti, dopo essere state annientate – fisicamente e psicologicamente – proprio da colui che diceva di amarle.
“È stato solo un momento di debolezza“, “Ho sbagliato, ma lo sai che ti amo“, continuano a ripetere coloro che nascondono la propria natura dietro le migliori parole d’amore o un bel mazzo di fiori, con la speranza che un simile gesto possa bastare per rimuovere dalla mente della propria “amata” le scene di violenza e terrore di cui in diverse occasioni è stata vittima.
Sensi di colpa e rimorsi rimbombano intanto nella testa di chi si è ritrovata inspiegabilmente coinvolta in una relazione “malata” che troppe volte ci si ostina a scambiare per amore.
Ai nostri microfoni è intervenuta la dottoressa Valentina La Rosa che ha fornito un quadro generale sui tratti psicologici che stanno alla base di situazioni estremamente delicate, come quelle descritte in precedenza.
“I casi di femminicidio rappresentano sempre la punta di un iceberg fatto di possesso e gelosia e della sostanziale riduzione della donna a oggetto. In altre parole, il partner violento considera la donna un oggetto di cui può disporre a proprio piacimento. L’uomo violento verso la propria partner sperimenta sentimenti di fragilità che egli considera inaccettabili e che prova a compensare attraverso la violenza. Spesso questi uomini sono cresciuti in ambienti violenti, in cui hanno subito a loro volta abusi e maltrattamenti dalle loro figure di accudimento, imparando a usare la violenza come mezzo di comunicazione e di espressione dei propri vissuti psicologici. Il femminicidio dunque non è frutto di un raptus ma ha alla base una serie di fattori di personalità e ambientali che possono portare l’uomo a compiere un gesto così estremo“.
“Quando la donna prova a porre fine alla relazione e ad affermare la propria soggettività, ciò scatena la rabbia dell’uomo che può arrivare fino alla violenza estrema del femminicidio. In particolare, quando la donna pone fine alla relazione e prova a ricominciare con un nuovo partner, l’uomo può decidere di uccidere l’ex partner per evitare che l’oggetto prima di sua proprietà diventi di un altro: ‘Se non può essere mia, non sarà di nessun altro!‘. Alla base dell’incapacità dell’uomo di accettare la fine di una relazione vi è proprio il considerare la donna come oggetto di sua proprietà e non come un soggetto dotato di sentimenti e libera volontà“.
“La donna vittima di violenza fa spesso fatica a denunciare il partner violento a causa del legame di dipendenza che si viene a creare con l’aggressore, in quanto tali atti maturano nell’ambito di una relazione sentimentale. Un altro fattore che contribuisce alla difficoltà di molte donne a denunciare è la risposta inadeguata delle istituzioni e la paura che la denuncia possa aumentare ancora di più i maltrattamenti subiti. Per questo motivo, è fondamentale un intenso lavoro di prevenzione e sensibilizzazione per aiutare le donne a trovare il coraggio di denunciare i partner violenti e garantire loro una tutela adeguata dopo la denuncia“.
“Oltre ai fattori psicologici già visti prima, il senso di possesso di molti uomini verso le donne è alimentato anche da fattori sociali e culturali. La violenza di genere, infatti, affonda le sue radici nello squilibrio relazionale tra i sessi, nel desiderio di controllo e di possesso che è sempre più forte nel genere maschile come risposta alla crescente emancipazione delle donne a livello sociale. Paradossalmente, quello che molti uomini non accettano è che le donne siano libere di scegliere e che siano indipendenti economicamente senza la necessità di dipendere da un uomo. Da qui il senso di possesso che è solo un modo per affermare la propria superiorità maschile“.
“Questi episodi di violenza non sono improvvisi ma sono sempre preceduti da segnali che non è facile cogliere, soprattutto all’interno di una relazione amorosa, ma a cui è fondamentale imparare a dare il giusto peso per prevenire episodi di questo tipo. L’uccisione di una donna non è dunque che l’atto finale di un ‘continuum’ di violenza che può essere di tipo economico, psicologico o fisico. I segnali a cui prestare attenzione sono, tra gli altri: gelosia morbosa, controllo, violenza verbale e fisica, comportamenti che portano al progressivo isolamento della donna dalla famiglia e dagli amici. Di fronte anche a uno solo di questi segnali, occorre non aver paura di chiedere aiuto a familiari e amici e soprattutto di denunciare il partner violento per evitare che si arrivi a un gesto irreparabile“.
Di seguito alcuni tra i più recenti casi di femminicidio avvenuti nell’Isola:
Foto di repertorio
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