SICILIA – Potremmo proprio dire che “il lupo perde il pelo ma non il vizio” e che se sbagli la prima volta può essere un errore, se lo rifai la seconda, allora, è proprio un “vizio”. E Luca Sammartino, attuale Vicepresidente della Regione Siciliana, assessore all’Agricoltura e leader della Lega nell’Isola, non riesce proprio a star lontano dai guai.
È di queste ore, infatti, la sua sospensione per un anno dai Pubblici Uffici per corruzione aggravata, a seguito di una operazione denominata “Pandora” che ha portato a undici misure cautelari. Tra queste spicca l’arresto del sindaco di Tremestieri Etneo (Catania), Santi Rando.
Operazione “Pandora”, trema il Comune di Tremestieri Etneo
L’indagine, coordinata dalla Procura etnea e condotta dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania dal febbraio 2018 al marzo 2021, ha fatto luce sulla gestione amministrativa del Comune di Tremestieri Etneo e, in particolare, su presunti accordi elettorali stretti con elementi vicini ad esponenti del clan Santapaola-Ercolano per l’elezione dell’attuale sindaco Rando. A fianco di quest’ultimo, come uomo di fiducia, vi era Pietro Alfio Cosentino. Nel mirino le consultazioni elettorali amministrative del 31 maggio 2015 e il successivo ballottaggio del 21 giugno 2015.
Qualcosa, però, non sarebbe andata per il verso giusto: dopo la vittoria elettorale di Rando, infatti, si sarebbero susseguite una serie di operazioni giudiziarie che avrebbero fatto perdere valore a quelle promesse preelettorali. In questo specifico contesto si inserirebbe la figura di Luca Sammartino, all’epoca dei fatti deputato regionale, che risultava essere il principale referente politico del primo cittadino di Tremestieri. Proprio in merito alla figura di Sammartino, è stata riscontrata la preoccupazione del politico di mettersi al riparo da eventuali indagini in atto nei suoi confronti, escludendo dalle liste persone vicine alla criminalità organizzata, dei quali sembrerebbe essersi avvalso in occasione delle elezioni; Sammartino, inoltre, si sarebbe adoperato per porre in essere attività di vigilanza e di “bonifica” tecnica dei locali della sua segreteria politica, avvalendosi di personale dell’Arma dei carabinieri in servizio ed in quiescenza, cercando inoltre di acquisire informazioni riservate circa l’eventuale pendenza a suo carico di procedimenti penali.
Ma non è finita qui: Sammartino sarebbe anche intervenuto in “aiuto” dello storico consigliere d’opposizione Mario Ronsisvalle, titolare di una farmacia a Tremestieri. Ronsisvalle sarebbe stato favorito facendo ridurre il numero delle farmacie presenti nella pianta organica comunale, ottenendo in cambio la promessa di sostegno elettorale in vista delle elezioni europee del 2019 per il candidato sostenuto proprio da Sammartino. Quest’ultimo, infine, si sarebbe avvalso di un carabiniere in servizio, a cui avrebbe corrisposto somme di denaro per eseguire attività di “bonifica” tecnica alla ricerca di microspie nei suoi uffici.
Il caso sullo zio della Sicilia sbarcato a Bari
Vien da dire, adesso, che allora a Bari ci avevano visto bene. E se vi state chiedendo cosa c’entra un comune fuori dalla nostra regione con la figura di Luca Sammartino, ve lo raccontiamo in breve.
Il 22 marzo scorso il Viminale ha nominato i componenti della commissione di accesso al Comune di Bari: si tratta di Antonio Giannelli, viceprefetto; Pio Giuseppe Stola, maggiore dello Scico della Guardia di Finanza, e nientepopòdimenoche: Claudio Sammartino, prefetto in quiescenza. Sì, proprio lui, lo zio di Luca.
La decisione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di nominare come commissario lo zio di un nipote a processo già per corruzione elettorale (a cui adesso si aggiunge quest’altra indagine), per valutare se a Bari ci sono infiltrazioni mafiose o no, ha suscitato non pochi malumori. E pensare che la politica barese non era ovviamente ancora al corrente dell’operazione di oggi e degli altri guai in cui il nipote Luca continua a cacciarsi.
La raccolta di voti nelle case di riposo
Continua, perché se facciamo un passo indietro, o forse anche due, tre, torniamo al lontano novembre 2017, quando Luca Sammartino divenne protagonista delle cronache locali per dei voti all’interno di una casa di riposo di Sant’Agata Li Battiati (Catania). A “lanciare la bomba” era stato un uomo che aveva postato sui social e diffuso nel web, una video-denuncia in cui accusava Sammartino di brogli elettorali. Ad approfondire la questione fu, subito dopo, il Tg satirico “Striscia la notizia”, con l’inviata Stefania Petix e tanto di bassotto.
Sei minuti e nove secondi in cui si raccontava che una donna, madre dell’autore del video, degente da tre anni in una casa di riposo di Battiati e interdetta legalmente, sarebbe stata fatta votare. E, quel voto, sarebbe proprio andato a Luca Sammartino per vincere le Regionali. E quelle Elezioni le vinse a pieno, con il più alto numero di preferenze (ben 32mila). Sul caso, la Procura di Catania aprì una inchiesta senza indagati. Pochi mesi dopo, esattamente nell’aprile 2018, Luca Sammartino viene indagato per irregolarità al voto delle Regionali in una inchiesta che puntava a un seggio speciale allestito nel centro assistenza per anziani “Maria Regina” di Sant’Agata Li Battiati, proprio come conseguenza del video-denuncia del figlio di quella donna che avrebbe votato, senza che nessuno dei figli avesse firmato la necessaria autorizzazione.
Poco più di un anno dopo, dicembre 2019, ecco arrivare un avviso di garanzia per l’allora deputato di “Italia Viva” dell’Ars. L’accusa è di corruzione elettorale in riferimento alle Elezioni Politiche del 2018. “Anche questa volta sono sereno del mio operato e dimostrerò la mia estraneità ai fatti che mi vengono contestati nelle sedi competenti“, scriveva subito dopo Sammartino sui social.
I legami con il clan Laudani
Esattamente un anno dopo, da quell’avviso di garanzia si passa a una operazione denominata “Report“, in cui Sammartino viene indagato per corruzione elettorale. Nell’indagine si contestavano “promesse di utilità” a Girolamo Brancato, esponente di spicco del clan Laudani.
La “maledizione” di Musumeci
Molti ricorderanno di quell’anno il durissimo scontro fra l’allora presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e il deputato Sammartino, che aveva chiesto il voto segreto su un emendamento all’articolo 3 della Finanziaria e che portò alla sospensione della seduta di Sala d’Ercole.
“Mi auguro che di lei e di quelli come lei si possa presto occupare ben altro Palazzo“, aveva tuonato l’attuale ministro Musumeci.
Il “vaso di Pandora” di Luca Sammartino si è aperto, del tutto…
Per il politico “combina guai”, per le Elezioni del 2017, venne successivamente chiesto il rinvio a giudizio e la sua posizione venne stralciata nel maggio del 2021 dalla Procura di Catania. Il processo per l’operazione “Report“, invece, è ancora in corso. A cui, prossimamente, si aggiungerà quello del blitz di oggi in cui, il vaso di “Pandora” di Luca Sammartino, si è aperto. Del tutto.