Coronavirus

Coronavirus in Sicilia, tamponi anche dai medici di famiglia. Grimaldi (FIMMG Catania): “Ecco i requisiti”

CATANIA – In Sicilia è tempo di continui stravolgimenti per via della situazione epidemiologica causata dal Coronavirus. Subito dopo la comunicazione di ieri sul nuovo Dpcm, da parte del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non sono mancate le polemiche sulla scelta della fascia arancione. Nello specifico, alle nuove manovre hanno già manifestato il proprio dissenso il governatore siciliano Nello Musumeci e l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza. Sul fronte sanitario – specie sui tamponi – sono già arrivati i primi provvedimenti per scongiurare il crollo del sistema, su cui gravano i numeri degli ultimi tempi.

A tal proposito tra le maggiori novità del momento spicca negli ultimi giorni l’accordo da parte della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia) con il Governo in merito all’effettuazione dei tamponi antigenici da parte dei medici di famiglia. Dopo la stipulazione dell’accordo su base nazionale, molti specialisti della Medicina Generale stanno già scendendo in campo facendo la loro parte in un momento parecchio difficile.

Per capire quanto sta accadendo, è stato ascoltato ai nostri microfoni il dottor Domenico Grimaldi, segretario della FIMMG di Catania: “Ogni singola Regione deve rendere praticabile tale accordo nel suo territorio. L’accordo, approvato durante la conferenza Stato-Regione dello scorso 30 ottobre, è generale con dei requisiti fondamentali: la sicurezza degli studi, quindi l’idoneità dello studio a eseguire il tampone sui pazienti, e il secondo aspetto è la fornitura dei dispositivi di sicurezza. Subito dopo, ogni singola Regione, deve valutare le condizioni territoriali per rendere tale accordo operativo”.

Coronavirus, i requisiti del medico per lesecuzione dei tamponi

“Se il medico non ha lo studio sicuro quindi per esempio senza doppio ingresso e doppia uscita, o non può impedire il mescolamento dei pazienti, questo accordo non può metterlo in atto perché non ha l’idoneità. Dunque lavorerà nei locali messi a disposizione dalle Asp ma anche dai Comuni o dalla Protezione Civile, purché siano adeguati a fare in sicurezza il tampone. Quest’ultimo non è una cosa complicata, lo può fare anche chi non è medico, è una cosa semplice di pochi minuti ma è un momento di grave pericolosità per quanto riguarda la diffusione del virus. Quindi se c’è il massimo della sicurezza ambientale e personale, i medici non hanno alcuna difficoltà a farlo”. 

I dettagli dellaccordo e lapplicazione sul territorio

“Si tratta di un accordo di categoria che quindi vale per tutti. Il singolo professionista può eseguire il test nel suo studio solo se ha il requisito di sicurezza quindi questo diventa vincolante. Succede che se il medico dovesse dichiarare all’azienda e alla Regione che lo studio non è idoneo, quindi ad alta contagiosità e non c’è sicurezza tra medico e pazienti, come previsto dall’accordo nazionale, non può essere incolpato per la violazione di un obbligo. Se il medico ha un’organizzazione tale da poterlo fare in sicurezza lo fa, come sta accadendo in molte Regioni dove già è iniziato tale percorso. Palermo rende praticabile l’accordo, e successivamente chiede alle Asp di informarsi con i medici se hanno condizioni di sicurezza nello studio e il medico potrà dire di sì come anche di no. Se il medico dice di sì gli danno i primi venti tamponi per iniziare a lavorare, ma il medico che non ha sicurezza deve avere un locale fornito dall’Asp, Protezione Civile o Comuni come già ribadito prima”.

Chi si può sottoporre al tampone antigenico

“Il medico può fare il tampone al soggetto asintomatico che è stato o è in contatto con un soggetto sicuramente positivo. Quindi il medico ricerca all’interno dei suoi pazienti colui che è asintomatico e che dunque apparentemente non ha nessuna malattia. Il tampone viene fatto al soggetto che sembra sano come un pesce abbia e che avuto dei contatti  con positivi in famiglia o fuori. Il medico esegue il tampone e, se negativo, viene attestata la negatività da comunicare alla Regione. Se il tampone è positivo il medico obbligatoriamente deve richiedere all’Asp un tampone molecolare che dà la sicurezza assoluta, poiché potrebbe essere un falso positivo. Dunque se sono asintomatici e sono pazienti del medico possono fare il tampone. C’è la lista (trasmessa dal Dipartimento di Sanità Pubblica/Igiene e Prevenzione) che suggerisce al medico un controllo sui soggetti che già si sa che sono positivi poiché hanno fatto un primo tampone e al decimo giorno possono essere liberati se poi risultano negativi. Dunque tale lista non riguarda l’asintomatico ma coloro già positivi e tamponati che fanno il controllo”. 

Come si richiede il tampone al medico

“La richiesta da parte del paziente avviene comunicando al medico di avere avuto un contatto con un positivo ma non deve avere sintomi. Il tampone deve avvenire previa prenotazione. Il medico è limitato dal fatto che il soggetto deve essere asintomatico e il contatto con il positivo deve esserci stato. Il medico segnala al Servizio igiene e sanità pubblica il sospetto positivo e il positivo sicuro, accertandone la veridicità del fatto”. 

Ecco cosa è accaduto ieri in Sicilia

“In Sicilia l’incontro è stato ieri alle 15 a Palermo, tra i firmatari di tale accordo e la Regione per verificare le condizioni di fattibilità. Dopo l’incontro si saprà se ci sono differenze rispetto ad altre Regioni italiane”.

In merito a quest’ultimo punto, la nostra redazione sta seguendo tutti gli aggiornamenti relativi all’incontro di ieri. Non appena emergeranno ulteriori dettagli vi verranno resi noti.

Immagine di repertorio

Chiara Gangemi

Pubblicato da
Chiara Gangemi
Tag: Catania Contagi Covid Evidenza Sicilia Tamponi

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