Quando la globalizzazione arriva a tavola

Quando la globalizzazione arriva a tavola

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

«La parola “globalizzazione” è sulla bocca di tutti; è un mito, un’idea fascinosa, una sorta di chiave con la quale si vogliono aprire i misteri del presente e del futuro; pronunciarla è diventato di gran moda.Cosa mangiano a Tokyo?Molto probabilmente le stesse cose che mangiamo a Parigi, e a Roma, e a Catania.Com’è possibile?È la globalizzazione, che, con i numerosi esempi dellindustria alimentare e dellagricoltura intensiva,sta rendendo sempre più simili gli stili alimentari dei popoli del mondo.  Ecco perché le patate appaiono ogni giorno sui nostri piatti, ma la patata non è una coltura d’origine italiana, mangiamo riso dell’Asia o beviamo il caffè che ha avuto origine in Africa. Le diete in tutto il mondo,sono diventate sempre più diversificate ma tra loro omogenee. Il mondo sta diventando sempre più interconnesso dal cibo.La globalizzazione culinaria, è arrivata a omologare usi e costumi anche della imperturbabile cucina italiana.Così, la nostra Dieta Mediterranea risulta sempre più influenzata dalla Western Diet, uno stile alimentare estremamente diffuso nei Paesi Occidentali, caratterizzato da cibi ipercalorici ricchi di grassi saturi e zuccheri. Si frequentano i ristoranti multietnici con la convinzione di apportare beneficio alla nostra salute, dimenticando che la maggior parte di essi non serve cibi esattamente corrispondenti a quelli della madrepatria, ma adattati al palato del Paese in cui si trovano e, di conseguenza, con proprietà nutrizionali diverse da quelle che ci aspetteremmo , ma l’evoluzione non ha  tenuto conto della globalizzazione! Oggi le nuove aperture si chiamano “NextOpening”. Siamo la regione che il mondo invidia per le nostre pasticcerie, i nostri tipici dolci di ricotta, ed ora i giovani aprono le “Bakery” con dolci, non della nostra tradizione, ma come si dice oggi di nuova tendenza o rivisitati. I panifici si fanno chiamare Bistrot, nelle tante palestre i Personal Trainer, dopo l’allenamento, ti preparano la tisana di zenzero e lime,non usiamo più i nostri limoni siciliani, vuoi mettere il lime che è più trendy!. Questi ultimi anni sono nate tantissime “Start Up grazie al Job Act”, così le vecchie “Macellerie” si chiamano “Sushi &Meat” oppure Brasserie…o Burgher, mentre le Pescherie “Fish shop”. La casalinga non cucina più ma organizza  “Cooking show in myhouse” , con improbabili preparazioni di Nouvelle Cousine o Fusion.La Vineria ormai si chiama “Wine Bar o Vinery , mentre la Birreria Beer Shop o Beer Stop, guai a chiamarla Enoteca.  Ci piace la parola Slow Food, ma non sempre sappiamo cosa significhi o se il prodotto che stiamo degustando è presidio Slow Food siciliano. Compito delle nuove generazioni , è quello di coniugare innovazione e tradizione, rimanere al passo con i tempi senza dimenticare e valorizzare usi, costumi, sapori che hanno reso e rendono unico il nostro territorio.

Laineri Desirèe IV O Pasticceria IPSSEOA Karol Wojtyla – Catania