PALERMO – Sta per arrivare il momento di capire se la vittoria di domenica sera a Marassi contro il Genoa è stata solamente un caso, una imprevedibile congiunzione di fattori positivi o una ritrovata consapevolezza dei propri meriti. L’essersi ritrovati improvvisamente insieme, squadra, tecnico e tifosi, a gioire e festeggiare per un risultato impossibile da prevedere specialmente dopo essere stati sul campo in svantaggio per 3 a1, dovrebbe finalmente aver lasciato alle spalle mesi di frustrazioni e di paure.
Certamente la squadra ha grosse lacune in tutti i settori, ma la consapevolezza che con il cuore, la grinta e la determinazione si possono raggiungere risultati impensabili, può aiutare dal punto di vista psicologico a raddoppiare le energie e a giocarsela alla pari anche con avversari più forti.
Il carisma e l’attaccamento al Palermo di Eugenio Corini dovrebbe fare il resto.
Della partita di Genova ci rimangono impresse le manifestazioni di gioia di tutta la squadra, a testimonianza dell’affiatamento esistente nello spogliatoio e le lacrime di Goldaniga, un giocatore al quale non si può addebitare la mancanza di impegno, ma che è provato dalle incertezze e dagli errori commessi nelle partite precedenti. L’acquisizione di autostima potrebbe per tutti essere il regalo migliore della vittoria contro il Genoa.
Ma ora bisogna guardare avanti, bisogna fare in modo che la riscossa continui, bisogna vincere domani sera contro il Pescara sfatando finalmente la sindrome del Barbera.
E’ assolutamente contro ogni logica che una squadra che lotta per non retrocedere sia arrivata alla penultima partita del girone di andata senza aver raccolto neanche un punto nelle partite casalinghe.
L’unica spiegazione è che il Palermo, avendo difficoltà nell’impostazione del gioco, riesce meglio in trasferta quando ha la possibilità di lasciare alla squadra di casa la conduzione della partita e di agire con le ripartenze in contropiede. Non c’è altra interpretazione per tutti e nove i punti in classifica conquistati in trasferta.
La sconfitta rimediata ieri dall’Empoli, a Bergamo contro l’Atalanta, rende ancora più ghiotta l’occasione per accorciare il distacco dalla squadra di Martusciello.
Corini, che intanto sembra aver capito che la salvezza del Palermo può venire solo dai giocatori di esperienza, dovrà cercare di individuare gli uomini che gli possano consentire fluidità di gioco. In quest’ottica non potrebbe fare a meno di Gazzi, di Bruno Henrique e di Diamanti.
Il primo dà ordine al centrocampo, il secondo e il terzo, magari alternandosi nel corso della partita, sono gli unici che possono dare un po’ di fantasia alla manovra offensiva. Sarà un caso ma la rimonta, sfociata poi nella vittoria domenica, è cominciata con l’ingresso in campo di Diamanti.
L’altro settore sul quale dovrà lavorare parecchio il “Genio” è quello difensivo, apparso anche a Genova statico e impaurito. L’auspicio è che Goldaniga, rigenerato dal gol, e i suoi compagni di reparto riescano a ritrovare i tempi giusti per le chiusure e non costringano la squadra a dover rimediare alle disattenzioni difensive diventate troppo frequenti.
Le probabili formazioni dovrebbero essere queste:
Palermo (3-4-2-1): Posavec, Cionek, Goldaniga, Andelkovic; Rispoli, Gazzi, Jajalo, Aleesami; Quaison, Bruno Henrique; Nestorovski.
Pescara (4-3-3): Bizzarri; Zampano, Gyomber, Campagnaro, Biraghi; Memushaj, Brugman, Aquilani; Benali, Manaj, Caprari.
Nel Palermo Diamanti e Trajkovski costituiscono le principali alternative da utilizzare eventualmente nel corso della partita.
Le squadre scenderanno in campo agli ordini del Sig. Davide Massa della sezione di Imperia.
Pietro D’Alessandro.