PALERMO – È stata una partita dalle grandi emozioni quella che ieri sera ha fatto scoprire ai tifosi rosanero un altro Palermo, un Palermo che non si arrende, che sbaglia ma non si deprime, che gioca con il cuore e riesce a trovare le energie per sconfiggere principalmente le sue paure.
La vittoria contro il Genoa, considerato il rendimento dei rosa nelle precedenti partite, è quasi un miracolo per la maniera in cui si è materializzata. Al 20° minuto del secondo tempo il Palermo si era trovato sotto per 3 a 1 e nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità di evitare la decima sconfitta consecutiva della squadra che Corini aveva messo bene in campo, che aveva lottato con animo e determinazione contro i grifoni, ma che aveva pagato a caro prezzo le immancabili amnesie difensive.
Già erano riusciti i rosanero a pareggiare con Quaison il gol fulmineo con il quale il giovane e bravo Simeone aveva approfittato della imbarazzante staticità della loro difesa e avevano anche preso in mano le redini dell’incontro pur rischiando di subire altri gol. Si era capito che era un altro Palermo quello sceso in campo a Marassi con Posavec, Cionek, Goldaniga, Andelkovic; Rispoli, Gazzi, Jajalo, Aleesami; Bruno Henrique, Quaison; Nestorovski: più determinato, più coraggioso e meno arrendevole. Ma il risultato a metà ripresa in ogni caso era sempre quello di una sconfitta, che avrebbe consentito all’Empoli di sganciarsi in maniera determinante e che nel Palermo visto nelle precedenti partite sarebbe stata causa di un terribile crollo psicologico. Tutto questo, però, non è successo nel Palermo di ieri.
La squadra non si è scomposta, ha continuato a lottare con Nestorovski bravissimo a difendere come un leone i pochi palloni che gli arrivavano, con Rispoli a percorrere in su e giù la fascia destra senza avvertire stanchezza e con Gazzi ordinato e grintoso nel tentativo di impostare le geometrie a centrocampo.
Sarà stato l’innesto di Diamanti al 22° minuto del secondo tempo, in sostituzione del volenteroso ma poco determinante Bruno Henrique schierato sulla trequarti in un ruolo per lui inusuale, fatto sta che due minuti dopo, al 24°, Goldaniga segnava di testa, su punizione calciata appunto da Diamanti, il gol del 3 a 2 e dimostrava che il Palermo era ancora vivo.
A questo punto il coraggio del “Genio” Corini faceva il resto: fuori Cionek per Trajkovski, in campo per la prima volta dopo la lunghissimo assenza per infortunio, e cambio del modulo. Dal 3-4-2-1 iniziale si passava al 4-2-3-1 più offensivo, con Quaison, Diamanti e Trajkovski alle spalle di Nestorovski, con Gazzi e Hiljemark, entrato al 29° della ripresa al posto di Jajalo, a reggere il centrocampo e con la difesa a quattro con Rispoli, Goldaniga, rigenerato dal gol, Andelkovic e Aleesami. Il gol di Rispoli al 44°, meritatissimo per l’impegno profuso dal giocatore, e dopo un minuto quello di Trajkovski permettevano al Palermo di rimanere aggrappato alle speranze di salvezza, ma, principalmente, consentivano una boccata di entusiasmo mai avuta finora in questa stagione difficile e tormentata.
Da segnalare che si tratta della prima vittoria di sempre contro il Genoa a Marassi e della prima volta in campionato che si segna più di un gol in una partita. Che il cammino del Palermo sia cambiato ieri lo diranno le prossime partite, la prima delle quali già giovedì sera al Barbera contro il Pescara sarà importantissima.
Certo è che i rosanero, arrivati sull’orlo del baratro, sono riusciti a non precipitare. Sta a loro ed a Eugenio Corini fare tesoro di questa preziosissima vittoria perché costituisca la svolta e consenta al Palermo di cominciare un altro campionato con la consapevolezza che con il cuore si può vincere e che la salvezza può ritornare a essere possibile e non solo una chimera.
Pietro D’Alessandro