Vita e morte dell’agente Natale Mondo: infiltrato nella mafia, ucciso per vendetta

Vita e morte dell’agente Natale Mondo: infiltrato nella mafia, ucciso per vendetta

PALERMO – Quattordici gennaio 1988. Palermo è ancora turbata dall’uccisione, quasi quarantotto ore prima, dell’ex primo cittadino democristiano Giuseppe Insalaco. Avvicinato da due ragazzi in Vespa, il sindaco dei cento giorni era stato freddato all’interno della propria auto mentre era imbottigliato nel traffico della sera in via Cesareo. Il clima nel capoluogo siciliano è teso. Le pistole ancora calde e pronte a sparare ancora. Nel primo pomeriggio l’agente della Polizia di Stato Natale Mondo, che da alcuni mesi presta servizio alla questura di Trapani, si trova in via Papa Sergio I, nel quartiere Arenella. Sta per entrare nel negozio di giocattoli della moglie, “Il mondo dei balocchi”, ma non fa in tempo. I killer di Cosa nostra lo crivellano di colpi di pistola proprio all’ingresso dell’esercizio commerciale. Era padre di due bambine. Aveva 35 anni.

Agente scelto Natale Mondo

Natale Mondo, nato a Palermo il 21 ottobre 1952, era entrato in polizia a vent’anni. Aveva prestato servizio nel reparto autonomo del Ministero dell’Interno e nelle questure di Roma, Siracusa e Trapani. Proprio nel capoluogo trapanese aveva incontrato il vicequestore Ninni Cassarà. Quest’ultimo, apprezzandone le doti investigative, aveva voluto il suo trasferimento alla Squadra Mobile di Palermo da lui diretta. Fu così che Mondo ne era diventato autista e braccio destro, partecipando al suo fianco a numerose operazioni antimafia.

L’eccidio di via Croce Rossa

Era con Ninni Cassarà anche il 6 agosto 1985, il giorno dell’eccidio di via Croce Rossa. Alle 15,30 circa il vicequestore Cassarà, capo della sezione investigativa della Squadra Mobile di Palermo, stava rientrando a casa per il pranzo, scortato da un’Alfetta blindata e accompagnato da tre agenti: Roberto Antiochia, Giovanni Salvatore Lercara e Natale Mondo, per l’appunto. Quando si era aperto lo sportello di Cassarà nove sicari dal palazzo di fronte avevano scatenato una pioggia di oltre 200 colpi di kalashnikov. Antiochia, a soli 23 anni, era morto cercando di proteggere il vicequestore. Quest’ultimo si era spento sulle scale della propria abitazione dove, gravemente ferito, si era trascinato. Lercara era rimasto ferito, mentre Mondo aveva trovato rifugio sotto la vettura bersagliata di colpi ed era rimasto illeso. Ma la sua incolumità era stata vista con sospetto.

Le accuse e l’arresto

Un pentito lo aveva allora accusato di essere corrotto, di essere la talpa che aveva fornito alla mafia le preziose e riservate informazioni sugli spostamenti del vicequestore.

Accuse infamanti che determinarono il suo arresto. A ottobre dello stesso anno per Mondo erano, quindi, scattate le manette. L’inferno per qualunque cittadino onesto e rispettoso della legge, ancor di più per un poliziotto che aveva perso un superiore e amico e che veniva accusato di aver avuto un ruolo determinante nell’omicidio.

In sua difesa, però, erano intervenuti sia la vedova Cassarà, sia altri colleghi che testimoniarono a suo favore, facendo cadere tutte le imputazioni.

Grazie alle loro rivelazioni era stata fatta luce sull’operato di Mondo. Su ordine del vicequestore, infatti, l’agente si era infiltrato nelle cosche mafiose del quartiere Arenella, dove era nato e risiedeva ancora. Attraverso la sua azione investigativa aveva così potuto apprendere e rivelare ai colleghi i segreti del traffico di stupefacenti a Palermo.

Le testimonianze raccolte lo avevano fatto scagionare e reintegrare in servizio. Ma lo avevano anche inevitabilmente esposto alla vendetta della mafia. Che voleva il suo sangue per lavare l’onta subita dell’infiltrazione tra le sue linee. E Mondo lo sapeva, tanto da temere più per le persone che gli erano vicine che non per se stesso.

Le condanne per l’omicidio

Per l’omicidio di Natale Mondo la Cassazione ha condannato all’ergastolo Salvino Madonia e Agostino Marino Mannoia. Quest’ultimo insieme al terzo killer, la cui identità non è mai stata accertata, sarebbe scomparso. Entrambi sarebbero vittime di lupara bianca.

Nonostante una condanna definitiva, ancora oggi non è stata scritta una verità giudiziaria che cristallizzi il movente dell’assassinio e che ne individui e assicuri alla giustizia i mandanti.

Le onorificenze postume a Natale Mondo

Dopo i funerali di Stato, a Natale Mondo è stata conferita postuma, per merito assoluto, la qualifica di assistente capo della Polizia di Stato. E, in virtù del suo sacrificio, è stato insignito della medaglia d’oro al valor civile alla memoria.

Era un leale servitore dello Stato l’agente Mondo, che ha pagato due volte il prezzo della sua fedeltà al Paese: prima con le infamanti e infondate accuse di collusione con la mafia e infine con la vita, strappatagli proprio dagli uomini di Cosa nostra.

Fonte foto: Wikipedia