Sicilia in sciopero. A Palermo tutti in piazza contro il precariato

Sicilia in sciopero. A Palermo tutti in piazza contro il precariato

PALERMO – Ci sono i dipendenti della Gesip, i lavoratori di Poste italiane, quelli degli enti di formazione, i metalmeccanici di AnsaldoBreda e Keller, gli insegnanti, i lavoratori dello spettacolo, quelli del comparto agroalimentare, dell’Ente di sviluppo agricolo e i forestali.

Una folla radunata in piazza, a Palermo, per lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil contro le politiche economiche del governo Renzi e il Jobs Act.

Con in testa lo striscione “Sciopero generale nazionale, cosi non va”, è partito da piazza Croci il corteo organizzato dai sindacati che sfilerà per le vie del centro, diretto a pizza Verdi, dove si alterneranno gli interventi dal palco dei sindacalisti di diverse realtà produttive locali.

In prima fila ci sono gli operatori dei call center Almaviva, Accenture e 4U, che hanno annunciato più di 3 mila esuberi a partire dal prossimo anno, con le bandiere gli studenti che hanno deciso di partecipare alla mobilitazione.

I lavoratori scandiscono slogan e sventolano le bandiere. “Bisogna creare nuova occupazione, non rendere più precaria – dice il segretario della Uil in Sicilia Claudio Barone – quella che c’è cosa che avverrà con il Jobs Act, eliminare i diritti non crea nuovi posti di lavoro”.

Sono dieci le manifestazioni organizzate in Sicilia: nei nove capoluoghi di provincia e a Caltagirone.

È ”una Sicilia allo stremo’‘, secondo Cgil e Uil, quella che aderisce oggi allo sciopero generale indetto dalle due organizzazioni, che hanno promosso nell’Isola le 10 manifestazioni.

Gli anni della crisi sono costati cari a una regione che già in tema di occupazione scontava un gap col resto del Paese.

Secondo i dati forniti dalla Cgil regionale, dal 2008 a oggi sono andati in fumo 211 mila posti di lavoro. Solo nel secondo trimestre del 2014 se ne sono persi 38 mila, 28 mila dei quali nei servizi. Il manifatturiero ha perduto il 40% della sua consistenza, gli investimenti sono calati del 15% e altrettanto i consumi. Da una regione con il 53,8% di giovani disoccupati è ripresa l’emigrazione con un ritmo di 12.500 persone l’anno.