Riina in fin di vita, Fava: “Nessuna vendetta. Gli venga riconosciuta la dignità della morte”

Riina in fin di vita, Fava: “Nessuna vendetta. Gli venga riconosciuta la dignità della morte”

PALERMO – Sembrerebbe avere davvero le ore contate Salvatore Totò Riina, boss mafioso ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma.

Una notizia che non può passare inosservata, specialmente per chi, nella sua vita, ha dovuto fare i conti con Cosa Nostra. È il caso di Claudio Fava, deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, nonché figlio di Giuseppe, colui che fondò il giornale I Siciliani e morì per mano della mafia il 5 gennaio del 1984.

Una delle troppe vittime di quegli anni, in cui vigeva la legge del terrore. Eppure, come hanno spesso affermato diverse associazioni antimafia, Cosa Nostra non va combattuta con la forza, né richiede vendetta. 

Così, anche Fava mostra la vera “arma vincente”, quella dell’umanità. La stessa umanità che “La Belva” non ha mai mostrato, continuando a gestire le redini dell’organizzazione mafiosa anche da dietro le sbarre, minacciando recentemente di morte il magistrato Nino Di Matteo. Il tutto nonostante la condanna al 41 bis, per cui, in questo caso, è stata fatta un’eccezione consentendo alla sua famiglia di stargli vicino.

Il figlio del noto giornalista ha affidato a Twitter il suo pensiero: “Totò Riina, 87 anni, è in coma farmacologico. Spero che non lo lascino morire in carcere da detenuto. La differenza tra loro e noi è che a noi non serve alcuna vendetta. E che la dignità della morte va riconosciuta anche a chi l’ha negata alle proprie vittime”.

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