Prestazione sessuale come un caffè: “lunga” o “corta”. Otto rumeni arrestati a Palermo

Prestazione sessuale come un caffè: “lunga” o “corta”. Otto rumeni arrestati a Palermo

PALERMO – Una banda di rumeni che gestiva un giro di prostituzione è stata scoperta a Palermo dalla polizia di Stato, che ha arrestato 8 persone.

L’operazione è stata chiamata dagli investigatori “Caffè export”, perché gli indagati nelle conversazioni telefoniche intercettate si riferivano alle diverse prestazioni sessuali come ad un caffè in varie preparazioni: lungo, corto e così via.

Le indagini della sezione criminalità extracomunitaria e prostituzione della Squadra mobile hanno ricostruito dinamiche, equilibri e leadership del gruppo che controllava un mercato del sesso di giovani donne sui marciapiedi della Cala, la marina turistica di Palermo.

Nelle ordinanze di custodia cautelare in carcere notificate agli otto romeni viene contestata l’accuse di associazione a delinquere finalizzata all’induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e aggravata dal carattere transnazionale del sodalizio.

Le leve dell’organizzazione le azionava Nicolae Lucian Serban, già noto alle forze dell’ordine perché coinvolto, nel 2011, nell’operazione “Sbarazzu”, condotta sempre dagli uomini della Mobile palermitana e ritenuto, allora, uno dei “colonnelli” della prostituzione su strada.

Nel giugno 2014 è iniziata l’indagine che ha fatto luce su un ampio giro di prostituzione, con giovani romene fatte arrivare a Palermo con false promesse di notevoli e facili guadagni.

Le ragazze, una volta giunte in Italia, venivano subito sfruttate lungo via Francesco Crispi, la Cala e Foro Italico. I fratelli Serban, Marin e Adrian Marius avevano suddiviso il Foro Italico in zone, dove ciascuno di loro aveva posizionato le proprie donne, in totale circa 20, tutte giovanissime.

A Nicolae spettava l’ultima parola in relazione ad ogni decisione da prendere, dal tariffario al reclutamento delle ragazze. Gli indagati per eludere le intercettazioni facevamo uso di un linguaggio criptico e convenzionale che i poliziotti sono riusciti a decodificare.

Due delle donne spinte a prostituirsi erano delegate, in assenza del capo, a raccogliere i guadagni, a garantire la disciplina del gruppo e a vigilare che nessuna delle “colleghe” deviasse.

Anche tra le prostitute romene si era creata una sorta di scala gerarchica al vertice della quale si ponevano Monica Lacramioara Burcea, detta la “Negra” e Adelina Florina Velicu, detta la “Stramba o la “Storta”, entrambe destinatarie del provvedimento restrittivo.

Numerosi gli atti di violenza subiti dalle ragazze. La prostituzione, nella maggior parte dei casi, avveniva su strada e, solo in rare circostanze, all’interno di abitazioni messe a disposizione delle prostitute dallo stesso Serban in diversi immobili tra via zona Lincoln e la stazione centrale.