Messina Denaro, in carcere sempre sorridente: nel secondo covo gioielli e pietre preziose

Messina Denaro, in carcere sempre sorridente: nel secondo covo gioielli e pietre preziose

SICILIA – Nel penitenziario di massima sicurezza de L’Aquila, Matteo Messina Denaro ha già fatto ieri la sua prima ora d’aria. Il boss si è organizzato la cella ed è molto attivo, si mostra sempre sorridente con il personale che incrocia nel carcere e secondo quanto trapela da indiscrezioni: “Il suo sarebbe un comportamento anomalo rispetto a come si comportano di solito i detenuti al 41 bis“.

Secondo fonti informate, le sedute di chemioterapia potrebbero essere disposte in massima sicurezza in una struttura all’esterno del carcere e non più all’interno come si era annunciato nelle scorse ore.

Individuato secondo covo

Intanto ieri è stato individuato un secondo covo usato da Matteo Messina Denaro.

Oltre all’appartamento di vicolo San Vito a Campobello di Mazara, il capomafia avrebbe fatto realizzare una sorta di bunker in un’altra abitazione vicino al primo covo.

Gli inquirenti cercano di ricavare quante più notizie utili dall’agenda trovata nel primo covo di vicolo San Vito, dove non sono stati trovati documenti e carte compromettenti.

In bunker Messina Denaro gioielli

Gioielli, collane, bracciali e anche pietre preziose di dimensioni consistenti: è quanto sarebbe stato trovato all’interno del bunker scoperto nel secondo covo, secondo quanto si apprende da fonti qualificate (Gico e Ros) che hanno effettuato la perquisizione.

Dovrà essere ora una perizia ad accertare l’autenticità e il valore dei gioielli e delle pietre trovate. Al momento, non sarebbe invece stato trovato ancora nulla di scritto.

Messina Denaro, indagato anche oncologo

L’oncologo trapanese Filippo Zerilli è indagato nell’inchiesta sulla rete dei favoreggiatori di Messina Denaro. Avrebbe eseguito l’esame del Dna necessario alle cure chemioterapiche a cui il boss doveva sottoporsi.

Il paziente si era presentato al medico con i documenti di Andrea Bonafede, il geometra che gli avrebbe prestato l’ identità, anche lui finito sotto inchiesta e a cui oggi hanno sequestrato la casa della madre.

L’oncologo è il secondo medico indagato: oltre a lui c’è anche un medico di base di Campobello di Mazara.

De Lucia: “No intercettazioni, no processi”

Senza le intercettazioni telefoniche, ambientali o telematiche i processi alla mafia non si possono fare. I boss parlano, eccome. E la struttura dei reati di mafia è uguale a quella per la corruzione, si basa sulla segretezza“.

Così il procuratore capo di Palermo De Lucia.

La classe politica deve scegliere se darci o no gli strumenti per perseguire reati come la corruzione, che ha le stesse caratteristiche della mafia – ha affermato -. I reati a struttura segreta devono essere permeati dal loro interno“.

Di Matteo: “Indagini ora”

Le indagini cominciano ora. Di fronte a certi comportamenti così incauti, o Messina Denaro si sentiva così protetto, certo che non lo avrebbero mai arrestato, o ha deciso di farsi arrestare, non facendo nulla per nascondersi“.

Così il procuratore Nino Di Matteo sull’arresto del boss.

Lunedì 16 gennaio è stata una tappa importante – ha detto – ma è oggettivamente scandaloso che oggi ai tempi delle tecnologia più avanzate un soggetto sia latitante per 30 anni. Abitava a Campobello di Mazzara, con documenti di un altro, scambiava sms“.

Processo Messina Denaro

Intanto oggi è stato il dato via al processo sulle stragi per Matteo Messina Denaro, condannato in primo grado all’ergastolo.

Tanta attesa, folla di giornalisti e telecamere, perché si pensava potesse presenziare in videoconferenza. E invece no, il boss ha dato “buca”.