PALERMO – Darin D’Anna, giovane biologo palermitano, morì a 35 anni – il 4 giugno 2020 – per una diagnosi sbagliata e per un esame istologico che non avrebbe rivelato in tempo un tumore maligno, impedendo così al giovane di curarsi.
Il gip Filippo Serio, che ha ricostruito la vicenda, ha accolto la tesi dei legali delle persone offese e ha ordinato l’imputazione coatta per 4 medici dell’ospedale San Raffaele Giglio di Cefalù e del Cervello.
La Procura aveva chiesto l’archiviazione e adesso si arriverà a processo con l’accusa di omicidio colposo nei confronti di Filippo Boniforti, Aroldo Gabriele Rizzo, Angelo Vetro e Giancarlo Pompei.
I quattro erano stati denunciati dallo stesso Darin D’Anna, quando era ancora in vita, con l’accusa di lesioni gravi colpose, poi trasformata nel reato più grave dopo la morte del biologo.
La diagnosi iniziale, fatta a Cefalù, fu di sinovite villo-nodulare, poi modificata in cisti di Baker, invece si trattava di un tumore maligno.
I medici si sarebbero difesi sostenendo l’impossibilità di scoprire la vera natura della malattia. Il gip, invece, avrebbe evidenziato “imperizia e approssimazione diagnostica“.