Corleone, il Comune si oppone ai tour di mafia di Provenzano jr

Corleone, il Comune si oppone ai tour di mafia di Provenzano jr

CORLEONE – Da quasi un anno Angelo Provenzano, figlio del capomafia Bernardo, lavora per un tour operator statunitense illustrando ai visitatori della sua città cenni storici e sociologici dell’evoluzione della mafia. Legalmente nulla di condannabile: il figlio del sanguinario padrino è un lavoratore come tanti altri ma eticamente qualcosa stride.

Pare che – secondo la testimonianza di un turista americano rilasciata al Wall Street Journal – Provenzano illustri ai visitatori le gesta del padre ed elogi gli insegnamenti paterni.

Una vera e propria esaltazione del luogo comune che ritrae i siciliani come dei mafiosi, con il baffo e la lupara.

Qualcuno, però, ha contestato i tour di mafia – tra Corleone e Palermo – di Angelo Provenzano e così il consiglio comunale di Corleone ha deciso di intervenire per fermare le visite che “ledono l’immagine della città”.

Con questa motivazione il consiglio comunale ha approvato all’unanimità una mozione presentata dal Pd per invitare l’amministrazione guidata dal sindaco Lea Savona a verificare “se vi siano le condizioni per chiedere un risarcimento ad un tour operator di Boston per danni morali a Corleone”.

L’impegno dei corleonesi per mandare in soffitta l’etichetta di mafiosità è stato sempre costante nel tempo: da ultimo la fondazione del museo dell’Antimafia. Ma sembra che il fascino sinistro del male attiri di più i turisti stranieri felici di comprare quelle orrende magliette con la scritta “Mafia, made in Sicily” e di sentire i racconti del figlio di un boss.