Operazione Gordio, il ruolo della collaboratrice di giustizia Giusy Vitale

Operazione Gordio, il ruolo della collaboratrice di giustizia Giusy Vitale

PALERMO – Nell’operazione odierna denominata Gordio, spicca il nome e il ruolo di Giusy Vitale – ex collaboratrice di giustizia – implicata nel traffico di droga e nell’attività della D.I.A. che ha tranciato i fili conduttori a PalermoTrapaniLatinaNapoliRoma e Nuoro, dando esecuzione a 85  provvedimenti cautelari complessivi.

Dopo il ruolo di Nicola Lombardo, dunque, ci soffermiamo sul personaggio femminile di Giuseppa Vitale.

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La mancata dissociazione di Giuseppa Vitale intesa “Giusy”

Nel novembre 2018, Michele Casarrubia si reca a Roma per trattare l’acquisto di un ingente quantità di cocaina con Consiglio Di Guglielmi inteso “Claudio Casamonica”, personaggio apicale dell’omonimo clan romano, poi deceduto per Covid. All’incontro, interamente registrato, partecipa tra gli altri anche l’allora collaboratrice di giustizia Giuseppa Vitale intesa “Giusy”, destinataria dell’odierna misura cautelare (arresto in carcere) per essersi approvvigionata di un quantitativo di cocaina da fornitori “calabresi” di Milano e Bergamo ragionevolmente per la successiva vendita.

Le conversazioni registrate tra Vitale e il nipote Casarrubia hanno messo in luce l’ausilio fornito dalla prima al nipote nell’interpretare fatti ed accadimenti relativi all’attività di traffico di stupefacenti svolta dallo stesso. L’autorità giudiziaria ha quindi evidenziato come sia “pertanto assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall’ambiente criminale in genere e da cosa nostra partinicese in particolare”.

In particolare, sempre riprendendo il contenuto del provvedimento cautelare “tale ultimo aspetto [la mancata dissociazione, n.d.r] emerge in maniera chiara nel corso di una conversazione registrata nel dicembre 2018 quando Vitale, dopo aver ascoltato quanto riferitole dal nipote in ordine al comportamento tenuto dal cugino Michele Vitale di 53 anni, nei confronti di Salvatore Primavera, commenta la convocazione di Vitale da parte di appartenenti a Cosa Nostra partinicese evidenziando la normalità della procedura pienamente conforme alla regola“.

La conversazione è stata registrata in occasione di un ulteriore incontro tra Vitale ed il nipote, avvenuto nel dicembre 2018 sempre a Roma. Nella circostanza, Casarrubia, nell’informare la zia delle dinamiche criminali in atto nella città di Partinico, le riferisce che, a seguito di un furto di marijuana commesso dal cugino Michele Vitale di 53 anni nei confronti di Salvatore Primavera, il primo è stato “chiamato”: la notizia non sorprende la donna che ritiene anzi l’iniziativa assolutamente fisiologica perché conforme alle regole di Cosa Nostra.

La Direzione Investigativa Antimafia, nelle province di Palermo, Trapani, Roma, Milano, Reggio Calabria e Cagliari, ha arrestato quattordici persone (dieci tradotte in carcere e quattro agli arresti domiciliari) e ne ha sottoposta una all’obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione alla Polizia giudiziaria, indagate, a vario titolo, per il reato di associazione finalizzata alla coltivazione, alla produzione ed al traffico illeciti di sostanze stupefacenti (attribuito a Giuseppe Accardo di 28 anni, Pietro Canori di 71 anni, Vincenzo Cusumano di 78 anni, Marco Antonio Emma di 40 anni, Giuseppe Gaglio di 42 anni, Salvatore Leggio di 43 anni, “MustafàRachid Madmoune di 46 anni, Maria Rita Santamaria di 55 anni, Giuseppe Toia di 48 anni, Antonino Tranchida di 35 anni e Michele Vitale di 29 anni, quest’ultimo figlio del noto Vito Vitalefardazza”, esponente di spicco dello schieramento corleonese di Cosa Nostra, catturato nel 1998 dopo un lungo periodo latitanza, sta scontando la pena dell’ergastolo), nonché per specifici reati concernenti gli stupefacenti (attribuiti, oltre che ai predetti, a Gianluca Carbonaro 48 anni, Michele Grasso 40 anni e Rocco Pesce di 50 anni).

Leggio è anche accusato, unitamente a Michele Vitale (53 anni), di tentata estorsione. Tutti i delitti contestati sono aggravati dall’agevolazione a Cosa Nostra o ‘Ndrangheta.

I provvedimenti scaturiscono dalle investigazioni che, avviate dalla D.I.A. sin dal mese di marzo 2018 nell’ambito dell’operazione Pars Iniqua, hanno consentito di definire assetti ed operatività di un’articolata consorteria criminale, riconducibile al casato mafioso dei Vitale “fardazza” di Partinico (PA), capace di coltivare e produrre, in quel territorio, ingentissime quantità di sostanza stupefacente del tipo marijuana, nonché di gestire un vasto traffico di droghe, approvvigionandosi, per quanto riguarda la cocaina, dalla ‘ndrina dei Pesce di Rosarno (RC), cui appartengono Pesce e Grasso, e da Canori, noto narcotrafficante romano che già nel 2021 era stato catturato in Spagna, ove trascorreva la latitanza perché ricercato sempre per reati concernenti gli stupefacenti e per questo allora inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi in campo nazionale. Con quest’ultimo, in particolare, i sodali avevano convenuto di riferirsi, nelle loro comunicazioni, a compravendite di vini per dissimulare quelle di droga.

Nel corso delle indagini – che hanno preso spunto dal tentativo di Leggio e di Michele Vitale di 53 anni di imporre, a nome dei “fardazza”, ad un imprenditore partinicese di affittare dei locali ad operatori economici alcamesi con i quali era in affari solo dietro il pagamento di un “pizzo”, la D.I.A. ha effettuato più sequestri di cospicui quantitativi di sostanze stupefacenti.

In particolare, il 10 ottobre 2018, nelle campagne di Partinico, si rinveniva, prima, in contrada Suvaro, un sito di stoccaggio ove era in essicazione una gran quantità di marijuana, e subito dopo, in contrada Milioti, una vasta piantagione di circa 3.300 piante di cannabis indica, nonché due capannoni ove era in essiccazione un altro ingente quantitativo di marijuana. Complessivamente, circa sei tonnellate di sostanza stupefacente, in parte già pronta per essere immessa nel “mercato”.

In foto Giusy Vitale