MESSINA – Questa mattina Messina si è raccolta al Palacultura per ricordare una vicenda diventata, ormai, simbolo della lotta contro la mafia: l’omicidio della diciassettenne Graziella Campagna.
L’unica “colpa” della ragazzina, originaria di Saponara Superiore, era stata quella di aver trovato il documento di un latitante, nipote del boss del luogo. La sua testimonianza avrebbe potuto incriminare l’uomo, e da quel momento Graziella ha firmato la sua condanna a morte. Il giorno seguente, dopo il lavoro, è stata seguita fino alla fermata dell’autobus dove lei era solita aspettare, condotta sui Colli San Rizzo e trucidata a colpi di arma da fuoco.
Trent’anni dopo il tragico evento, i messinesi, ancora una volta, hanno voluto ricordare Graziella e, insieme a lei, tutte le vittime della mafia con la manifestazione “Insieme per non dimenticare Graziella Campagna. Corresponsabilità, libertà, giustizia”.
Una missione di legalità, condotta contro un nemico che ormai da troppo tempo imperversa in Sicilia e non solo, dilaniando intere famiglie come quella di Graziella.
“Sono trascorsi trent’anni ma è come se fosse stato ieri – ha detto Pietro Campagna, fratello di Graziella – ogni anno in questo periodo è come se ci mancasse la terra sotto i piedi ma soprattutto ci manca Graziella. Questi anni sono stati un percorso di legalità, lo facciamo affinchè i ragazzi delle scuole e tutti sappiano quello che è accaduto perchè non accada più, c’è bisogno di giustizia terrena e legalità. In tutti questi anni Graziella è stata uccisa più volte ed è giusto che le persone sappiano quello che è accaduto”.
Solo da pochi anni, infatti, la vicenda di Graziella ha ricevuto il giusto riconoscimento, abbattendo la barriera di omertà e silenzio che prima la avvolgeva.
“L’omicidio di Graziella Campagna è una delle più grandi tragedie della storia della nostra terra”, ha affermato il senatore Gianpiero D’Alia sul palco insieme al sindaco Renato Accorinti, Pasquale e Pietro Campagna, l’avvocato Fabio Repici, legale della famiglia Campagna, don Luigi Ciotti.
“Dopo trent’anni – ha detto ancora il senatore – il ricordo di Graziella non è morto insieme a lei ma molte cose sono state fatte nel mondo delle istituzioni, della magistratura, delle forze politiche ed anche della società per far cambiare il verso della lotta alla mafia, su questo terreno bisogna continuare”.