Emergenza idrica a Messina: continua ad imperare il caos

Emergenza idrica a Messina: continua ad imperare il caos

MESSINA – Proseguono le attività coordinate dalla struttura del Commissario delegato per l’emergenza idrica che ha colpito Messina al fine di garantire la fornitura d’acqua alla popolazione.

Attualmente stanno operando trentaquattro autobotti sia nei punti fissi di distribuzione indicati dal Comune di Messina, sia in altre parti del territorio cittadino in stato di emergenza. 

La struttura commissariale si sta avvalendo di nuovi numeri telefonici istituiti in sostituzione di quelli precedentemente attivati dal Comune cui indirizzare le richieste per le diverse esigenze: soggetti deboli 090-2985454, altre segnalazioni (privati, scuole) 090-2985455, fax 090-2985442.

Nel frattempo in queste ultime ore il Codacons manifesta apertamente la sua contrarietà chiedendo chiarezza su quanto accaduto nel Messinese ritenendo “inammissibile” il rimpallo di responsabilità tra Amam e il Comune di Calatabiano.

La teoria del sindaco di Calatabiano, Giuseppe Intelisano, cozza difatti terribilmente con quanto dichiarato dall’Amam nei primi giorni dell’emergenza idrica. “La frana é stata provocata dalla condotta e non il contrario – ha affermato con sicurezza il sindaco -. Il 24 ottobre alle 10.18 la condotta ha subito un collasso con la fuoriuscita di 1000 litri al secondo che ha invaso via Alcantara ed il centro storico della cittadina. Il nostro geologo ha affermato che la frana non ha provocato danni alla condotta, ma al contrario la frana è nata dopo la rottura del tubo”.

L’Amam, inoltre, secondo quanto ritenuto dal Codacons, “non ha fatto abbastanza per assicurare in tempi accettabili un servizio pubblico indispensabile finché non è stata, di fatto, commissariata prima dalla Prefettura e poi dalla Protezione Civile“.

Su www.codacons.it e www.codaconsicilia.it il CODACONS ha pertanto lanciato una “class action” dei messinesi nei confronti dell’Amam, mentre Antonio Cardile, vicepresidente regionale Codacons, ha chiesto espressamente che il sindaco di Messina ed i vertici dell’AMAM facciano chiarezza anche per “comprendere come si sono mossi gli organismi pubblici che rappresentano i cittadini e se qualcuno abbia sottovalutato la gravità di una situazione che ha fatto sprofondare Messina nella peggiore crisi idrica a partire dalla seconda guerra mondiale“.

Il Codacons comunica ai cittadini che “ai già noti punti di distribuzione individuati, sentite le esigenze specifiche di alcune zone del territorio pervenute a cura del Comune di Messina e dei presidenti di circoscrizione, si aggiungono, dalle ore 15:30 in poi un punto fisso di distribuzione acqua con autobotte all’incrocio tra la Via La Farina e il Viale Europa e due autobotti che percorreranno in direzione monte valle la Via Melchiorre Tommasi, rione Gazzi, e la Via Gerobino Pilli, rione Camaro. Sarà garantita la distribuzione con autobotte anche nel pomeriggio per il punto in Viale Regina Margherita nei pressi del Santuario Pompei“.

Dubbi e incertezze aumentano, verità contrastanti affollano il panorama messinese e mentre la popolazione si rimbocca le maniche nella speranza di uscire da una situazione “da terzo mondo“, il fronte politico si spacca e la renziana Valeria Sudato si oppone al governatore Crocetta.

Mentre la Sicilia muore di sete da Messina a Caltanissetta passando per Gela – afferma Valeria Sudano deputato del Pd – il presidente della Regione prepara un braccio di ferro esclusivamente ideologico davanti alla Corte Costituzionale per portare avanti la legge regionale sull’acqua. Il nuovo governo no può partire da questi presupposti. Si abbandoni lo scontro e si porti subito in aula una legge per riparare ai danni fatti e dare risposte ai siciliani”.

Con queste parole il deputato esprime la propria disapprovazione verso l’annunciato ricorso regionale contro l’impugnativa, da parte del Consiglio dei Ministri, della legge regionale sull’acqua.Si tratta di una legge che contiene disposizioni palesemente incostituzionali e che mostra numerosi punti di criticità anche sul fronte del rispetto della normativa Europea. Quando la legge fu votata mi rifiutai di rimanere in aula proprio perché tutti, a cominciare dai promotori, sapevano bene come sarebbe finita”.

Applicare la norma in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionalesignificherebbe spendere fondi comunitari con il rischio concreto che, una volta bocciata la legge, questi fondi vadano perduti e si debba restituirli alla Comunità Europea. Senza contare l’enorme rischio di danno erariale per chi firmerà i provvedimenti”.

Pertanto, la soluzione proposta dalla renziana èportare in aula all’Ars con procedura d’urgenza la norma stralciata delle parti impugnate e che recepisca i suggerimenti giunti da Roma per poter, così, far partire gli Ambiti Territoriali Ottimali, con questi, le opere necessarie all’Isola per superare definitivamente la crisi ma anche per una buona gestione della risorsa idrica, al giusto prezzo e senza interruzioni”.